«A Lavis troppi vincoli, il centro muore»

Il gestore del «Bar Alpini» Mauro Sassu spiega: «Negato il permesso dei tavolini fuori perché passano le strisce pedonali»


di Daniele Erler


LAVIS. Nelle discussioni, anche politiche, in paese il tema torna spesso. Il rischio, ovvero, che Lavis possa essere considerata il dormitorio di Trento, una sorta di periferia allargata. Un luogo che attragga insomma soltanto i lavoratori, per i costi degli appartamenti che sono inferiori rispetto alla città, ma che col tempo stia perdendo la sua dimensione sociale.

Una polemica forse esagerata nei termini, che potrebbe però avere qualche fondamento, se si guarda al lungo periodo, nel futuro di un paese sempre più urbanizzato. A tenere viva l'identità di Lavis (e la sensazione che ci sia vita anche dopo il tramonto), contribuiscono fra gli altri anche alcuni locali del centro. Bar di paese, nel senso tradizionale del termine. Luoghi dalla forte valenza sociale, in cui si costruisce o ritrova anche lo spirito di appartenenza ad una stessa comunità. Eppure non è facile, soprattutto in pieno centro storico (dove sempre più spesso si abbassano le serrande dei negozi costretti a chiudere), tenere in vita queste realtà.

Ne sa qualcosa Mauro Sassu, che dalla scorsa primavera gestisce, insieme a Jessica, il “Bar Alpini” di via Matteotti. «Se non ci fanno lavorare, la situazione a Lavis sarà sempre peggiore», lamenta. La sensazione è che lo spirito propositivo, e la voglia di creare qualcosa di nuovo in pieno centro in paese, si debbano scontrare con la realtà di regole e vincoli troppo stringenti. Un esempio? «Avevo fatto una richiesta di occupazione del suolo pubblico, per poter mettere alcuni tavolini all'esterno del bar», spiega Mauro. Ne erano seguiti alcuni sopralluoghi, anche con il vicesindaco Bruno Franch. «In un primo momento – continua Mauro – sembrava si fosse trovata una soluzione. Alla fine, però, il sindaco mi ha negato il permesso, perché coi tavolini avrei coperto un passaggio pedonale. Peccato che lo stesso passaggio vada a morire a pochi metri dal mio locale». Sulla stessa via Matteotti e la vicina piazza Manci, pende da anni l'idea di creare una zona a traffico limitato, che permetta di ridisegnare il profilo (soprattutto serale) di questo angolo di paese. La proposta era arrivata anche in consiglio comunale, con un emendamento al bilancio, più volte proposto dalle minoranze, e respinto dalla maggioranza. Nelle sole estati del 2012 e 2013, l'amministrazione aveva provato a portare la Ztl, limitandola però all'orario serale (19.30-22), e senza che ci fossero cambiamenti sensibili sulla realtà della via. Fra i pochi a portare avanti una sorta di battaglia contro i mulini a vento, è stato Michele Palmieri, gestore di un altro locale in zona (il bar Corona di piazza Manci). Lo scorso inverno, ha organizzato, nel suo piccolo bar, un concerto ogni sabato, anche con un discreto successo. Così, mentre il sindaco propone l'idea di trovare un capannone “per i giovani” in zona industriale, la vita notturna del centro del paese è fatta di singole iniziative, complicate da una realtà che, per i gestori, sembra tutt'altro che favorevole. «Se le cose continuano così – conclude Mauro – è normale che i giovani se ne vadano da Lavis».













Scuola & Ricerca

In primo piano