val di fleres

Tina Marcelli, chef stellata altoatesina con 12 donne in cucina 

La cuoca di Cadipietra con il papà e mentore, l’umbro Marcello Marcelli. Una delle due sous chef è la compagna Kim. «Volevo la stella da quando avevo 8 anni»


angelo carrillo


VAL DI FLERES. Un verde che risplende come la natura della Val di Fleres, bella e selvaggia, nello sguardo finalmente appagato della chef Tina Marcelli.

La sempre più ambita stella verde che la guida Michelin assegna dal 2020 ai ristoranti, non solo gourmet, che si distinguono per l’impegno sulla sostenibilità, da ieri brilla anche sulla casacca della cuoca pusterese, da 6 anni al timone delle cucine del family Hotel Feuerstein e dell’angolo gourmet Artifex, sul confine del Brennero. Un riconoscimento che ha un valore doppio.

“Tanta, tanta soddisfazione e gioia, perché è la stella che fa per noi - sottolinea la chef di Cadipietra, dove è cresciuta con la nonna, la mamma, la sorella e il papà e mentore, l’umbro Marcello Marcelli - e corona anni di fatiche e speranze” condivise, anche in cucina, con la sua compagna di vita, Kim “Marcelli” Ferber, sposata 8 anni fa a Colonia. Tina Marcelli, 37 anni, è figlia d’arte: mamma Christina Weger era cameriera, il padre apprezzato professionista dei fornelli ancora attivo.

Una passione di famiglia.

“Sì una passione che abbiamo tutti in famiglia. La gastronomia è nel nostro sangue”.

Ma anche una vocazione molto precoce

“Sin da piccola volevo diventare cuoca. Guardavo mio padre in cucina e provavo a cucinare con lui”.

Bello

“Sì, ma la cosa non funzionava, perché io ho la mia testa e lui la sua”.

Due “ caratterini”.

“Lui è un cuoco umbro innamorato della cucina italiana, mentre io volevo vedere anche altro”.

La prima esperienza importante al Sillianerwirt, appena oltre confine

“Un ristorante perfetto, rinomato in zona e dove ho fatto per la prima volta la cucina à la carte”.

Poi Monaco.

“Avevo appena 15 anni, il Bayerischer Hof e il Königshof. Vere istituzioni dove si faceva gavetta e si imparava il mestiere. Poi il ritorno in Valle Aurina, al Alpen Palace e all’Alpine Royal, dove ho incontrato la cucina creativa”.

Quando ha capito di poter avere successo?

“Da sempre. Mi ricordo che a 8 anni ho detto a un’amica e a mia mamma che volevo avere la stella Michelin”.

Sono passati quasi 30. Quella rossa è ancora un obiettivo?

“Per ora mi accontento, la strada è ardua, ma anche la mia volontà”.

Un risultato eccezionale però, se si considera che, a parte Anna Matscher del ristorante zum Löwen con la stella rossa, la sua è la seconda stella verde a un ristorante a forte connotazione femminile (l’altra l’ha conquistata 3 anni fa il ristorante Zum Hirschen di San Genesio). Esiste ancora un problema di genere nel mondo della ristorazione?

“Secondo me, sempre meno. Ci saranno sempre quelli che ti criticano come donna o perché hanno preconcetti, ma per fortuna sono pochi”.

Come mai allora ci sono così poche donne ai vertici delle cucine italiane?

“Secondo me non sono poche. Noi in cucina siamo 12 donne. Negli anni le donne sono cresciute sempre di più e sono sicura che in cucina saranno sempre di più le donne brave che amano cucinare”.

Niente maschilismo e paternalismo? Un problema certo non superato in alcuni settori in Alto Adige.

“Secondo me no. Se uno ama quello che fa, non c’è differenza se è uomo o donna. Almeno io la vedo così”.

Conta forse avere un carattere forte e deciso?

“Quello aiuta sempre in cucina e non solo, ma aiuta anche avere rispetto per gli altri. Io rispetto gli altri chef e i produttori e loro rispettano me”.

Come definirebbe la sua cucina?

“Un amore immenso per il mio territorio e la mia tradizione”.

Il fatto che lei sia sposata con una donna ha creato problemi?

“Non ho mai ascoltato quello che dicono gli altri, ma ho sempre solo ascoltato il cuore. Poi la vita è mia e non deve viverla qualcun altro”.

Nemmeno il fatto di vivere in una piccola comunità di montagna?

“Mai avuto problemi con nessuno. Ci hanno sempre accettate tutti”.

Kim, sua moglie, lavora con lei. In che ruolo?

“È la mia sous chef con Sandra Kofler, che a sua volta è con me da 9 anni”.

Di solito nelle coppie della gastronomia uno/a sta in cucina e l’altro/a in sala. Com’è lavorare con la propria consorte agli stessi fornelli?

“Da noi è perfetto: lei ha le sue idee e io le mie e insieme esce sempre qualcosa di bello”.

Non litigate mai?

“Pochissimo direi. Se litighiamo tre o quattro volte l’anno è tanto. Diciamo che siamo una coppia che si compensa bene: quando io sono nervosa, lei è calma e viceversa. Anche se tutti dicono che Kim è la più severa in cucina”.

Beh è tedesca, c’era da aspettarselo…

“Effettivamente …” (ride)

Nella vostra vita ci sono tanti bambini. Molti li aiutate con iniziative di solidarietà e beneficenza. Ne vorreste anche voi?

“Al momento non abbiamo tempo, ma quando sarà il momento certamente”.

E la sua infanzia?

“Io ho avuto l’infanzia più bella che si poteva avere, perché sono cresciuta con mia nonna Rosa Weger. I miei genitori lavoravano a San Candido. Sono sempre stati dalla mia parte e siamo sempre stata una famiglia unita e ho sempre potuto parlare liberamente con loro. E anche con mia nonna”.

Oltre alla cucina, lei è appassionata di auto veloci...

“L’Audi e soprattutto la Ferrari”.

Fra poco uscirà il suo terzo libro in cui parla anche delle ricette preferite. Ne dice una?

“Il risotto con i porcini con crema di latte al fieno fermentato e i semi di senape”.

Un piatto da Stella verde.

“Sì, perché realizzato con i contadini e i produttori vicini. La nostra cucina è piena di territorio e sostenibilità. E di questo bisogna ringraziare un maestro come Norbert Niederkofler che ci ha fatto vedere che con i nostri prodotti semplici si possono conquistare le Stelle. Non solo quella verde”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA.













Scuola & Ricerca

In primo piano