RICERCA

Tiberi, professore del Cibio di Trento: "Creiamo cervelli artificiali per combattere i tumori cerebrali nei bambini"

"Siamo di fronte a una neoplasia subdola, perché quando dà i sintomi la malattia è avanzata. Vorremmo riprodurre i tumori in vitro per testare e trovare il trattamento chemioterapico più efficace senza doverlo fare sul paziente malato".

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TRENTO. L’ambito del suo progetto di ricerca è lo studio dei tumori cerebrali nei bambini. Luca Tiberi, 41 anni, origini marchigiane, dal 2016 è professore associato di Biologia Applicata al Dipartimento Cibio dell'Università Trento, dal 2018 è anche ricercatore Airc (sabato e domenica torna in piazza l'Azalea della Ricerca, occasione molto importante per la raccolta di fondi) e nel 2020 ha vinto il Premio Embo Young Investigators Award, come uno dei migliori scienziati europei che hanno aperto il loro laboratorio (in Italia non era vinto dal 2016).

Professor Tiberi, quanto è importante la ricerca scientifica? E quanto incide su chi si ammala?

“Senza conoscenza non c’è futuro. Oggi le case farmaceutiche utilizzano tecnologie e risultati della ricerca di base fatta nei Laboratori. In campo oncologico aumentare la conoscenza scientifica significa molto concretamente capire come funzionano i tumori e quindi capire anche come contrastarli e fermarli. Oggi si pensa soprattutto alla soluzione del singolo problema che capita ma tutto viene fuori dalla Ricerca. La tecnologia con cui ad esempio affrontiamo oggi il virus Covid 19 è frutto di decenni di studi su RNA e DNA. So che è difficile da capire ma la Pandemia è realtà, il virus anche, e il vaccino frutto della Ricerca sono una delle vie d’uscita”.

L'approccio della sua ricerca è sperimentale e l’ambito è quello difficilissimo dei tumori pediatrici al cervello. Come lavorate e quali i risultati che conta di raggiungere?

“Sì il tema è molto complesso e purtroppo, rispetto ad altri tipi di neoplasie, questa è molto subdola perché colpisce i bambini, e perché quando dà i sintomi la malattia è avanzata. Con il nostro progetto sperimentale studiamo i tumori al cervello dei bambini sviluppando nuovi metodi di conoscenza e possibili nuovi strumenti terapeutici. Nello specifico ricreiamo piccoli cervelli artificiali -naturalmente molto più semplici di quello umano – per raccogliervi le cellule neuronali e studiare come vi si sviluppano i tumori. Questo approccio ha il vantaggio di testare molti farmaci prima in vitro e non direttamente sul paziente. Per quanto riguarda questi tumori siamo a uno stadio ancora iniziale. E purtroppo, nel caso del tumore tipo meduloblastoma, abbastanza raro fortunatamente, il tasso di sopravvivenza nei primi 5 anni è ancora del 60%.

Quanto è importante la prevenzione nella lotta al cancro?

"Se per i tumori cerebrali non è stata provata una correlazione tra stile di vita e malattia, è altresì importante per molte altre neolpasie adottare, fin da giovani, comportamenti corretti. Oltre alla prevenzione, e quindi all’attenzione a fattori di rischio riconosciuto, come fumo, obesità, inquinamento ambientale, un comportamento concreto che possiamo adottare tutti è quello dello screening: esami di controllo, come mammografia, pap-test e sangue occulto, possono davvero scovare il tumore in fase iniziale e dunque contrastabile”.

Come giovane ricercatore quale è l’ambito di lavoro a cui vorrebbe dedicarsi in un prossimo futuro?

“Dopo l’esperienza del cervello artificiale, sarebbe molto interessante potere ricreare in vitro anche gli stessi tumori. Questo ci permetterebbe di testare e trovare il trattamento chemioterapico più efficace senza doverlo fare sul paziente malato. In questo modo, una volta avuto il materiale tumorale dalla biopsia, potremo farlo crescere in vitro e, con i necessari test, dare velocemente una risposta in ambito clinico, ovvero le indicazioni sicure circa la cura migliore direttamente al medico”.













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