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Strage del Bataclan: aperto il processo. Fra le parti civili anche la mamma di Valeria Solesin

La ricercatrice, dopo la maturità a Venezia si era trasferita a Trento per studiare Sociologia ed è morta nell’attentato terroristico

IL RICORDO: “Una vita dedicata alla conoscenza e all’impegno civile”



PARIGI. Si è aperto oggi (8 settembre) nella nuova aula bunker costruita ad hoc a palazzo di giustizia di Parigi, il maxiprocesso contro gli autori delle stragi terroristiche del 13 novembre 2015 allo Stade de France, al Bataclan e davanti ai bistrot parigini. Presenti 14 imputati, fra questi l'unico dei 10 kamikaze dei commando che è sopravvissuto, il franco-marocchino Salah Abdselam, da 5 anni detenuto in un carcere di massima sicurezza.

Nella strage ha perso la vita anche Valeria Solesin che dopo il diploma a Venezia, era arrivata a Trento per studiare Sociologia e qui si era fidanzata con un ragazzo di Dro. Una morte, quella della ragazza, che aveva colpito nel profondo la comunità trentina e in particolare quella universitaria.  

Fra le parti civili ci sarà anche la famiglia della ricercatrice. La mamma spiega: “Sarò al processo per capire il perché di quella strage”.

Il processo durerà 9 mesi. "Allah è l'unico dio": queste le prime parole di Salah Abdeslam, il franco-marocchino unico sopravvissuto fra i kamikaze dei commando terroristici del 13 novembre 2015, rivolte ai giudici del tribunale di Parigi.

Abdeslam ha parlato prima che il presidente del tribunale lo interrogasse per chiedergli, come da prassi, la sua identità.

In seguito, Abdeslam ha confermato la sua identità, rifiutando però di declinare le generalità dei genitori: "i nomi di mio padre e di mia madre - ha detto - non hanno nulla a che vedere qui". Infine, alla domanda sulla sua professione - rivolta a tutti gli imputati - Salah Abdeslam ha risposto di aver "abbandonato la professione per diventare un combattente dello Stato Islamico".













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