Palazzo Sichardt si “svela” alla città
Il Museo come “casa”. Dopo un delicato e attento restauro durato dieci anni viene riconsegnata ai roveretani la sede storica del Museo civico Sarà un luogo accogliente, multisensoriale. Ci saranno anche un “avatar” di Zandonai e “nicchie sonore”, con piani espositivi su epoche diverse
Rovereto. Giornata straordinaria, oggi, per rovereto: dopo un restauro delicato ed attento durato dieci anni, viene riconsegnato alla città palazzo sichardt, sede storica del museo civico, situato nel centro di quello che era il cuore pulsante della città vecchia, tra le rogge che come arterie percorrevano opifici d’un borgo attivo e fiorente. alla preview di ieri, intanto, giovanni laezza, presidente della fondazione museo civico, e il sindaco, francesco valduga, hanno descritto il climax d’una rovereto che realizza sempre più l’ambizione d’essere città di nicchia dalle proposte culturali degne del circuito internazionale, dinamiche, aperte, in grado di «fare ragionare il visitatore» e nel contempo di attrarre i più giovani. «bisogna tornare a fare sentire il museo come casa, accogliente, in cui prendere il caffè, sedersi, giocare, cambiare il pannolino - ha detto la curatrice dell’allestuimento,francesca bacci, professore associato in storia dell’arte e museografia dell’università di tampa (florida) - il museo è anche divertente, mulsisensoriale interattivo, che richiede partecipazione da parte del visitatore. ed è emozionale». tra tablet e avatar (di zandonai, ricostruito partendo dal ritratto che ne fece moggioli), interfacce che proiettando il visitatore nel bel mezzo d’un ritratto antico e “nicchie sonore”, per i più romantici torna l’esperienza di profonda meraviglia suscitata dalla settecentesca slitta con il corpo di sirena, dalla portantina seicentesca, o dal grande cratere attico di paolo orsi. i piani espositivi si articolano in spazi che abbracciano epoche diverse, dalla preistoria alla contemporaneità. tre grandi tematiche fungono da fil rouge: bellezza, talento e dedizione. mentre il piano terra è dedicato all’accoglienza cui si riferiva bacci, con la sala dei “100 libri” con app dedicata, una sala dedicata ai roveretani di domani, anch’essa con app divertente che porta alla scoperta di proverbi, tradizioni ed esemplari della fauna locale. il primo piano è dedicato alla “bellezza”, con sale dedicate al paesaggio urbano, naturale, all’archeologia. il secondo è dedicato al “talento” con sale dedicate ai personaggi che hanno scritto la storia cittadina. incontriamo laura saibanti (di cui possiamo ammirare il disegno originale che diverrà stemma dell’accademia degli agiati) e l’enciclopedismo del sei-settecento, il binomio “fede-ragione” del sette-ottocento, ma anche la poesia del novecento, la guerra e zandonai. straordinario lo spazio della “piazza”, come l’ha voluta chiamare bacci, con i 41 ritratti di roveretani firmati da diego costa, tutti corredati da “un perchè” autografo. il terzo piano, infine, è dedicato alla “dedizione” ed è riservato al laboratorio di restauro. aperto su appuntamento, offre tutta una serie di attrezzature.
Edificato nel 1739 (come edificio destinato allo stoccaggio e alla vendita di tessuti e filati) da una famiglia di commercianti di norimberga, i sichardt, appunto, è anche conosciuto come palazzo scopoli e jacob e sicuram,dai nomi delle famiglie che lo occuparono in seguito.