«Abbiamo perso 12 anni in burocrazia» 

I veti incrociati di diversi servizi provinciali hanno impedito finora gli interventi per deviare l’acqua e metterle al sicuro


di Michele Stinghen ; w


ROVERETO. La "burocrazia più deleteria" ha bloccato qualsiasi intervento alle orme dei dinosauri, rimaste ferme per colpa di "veti incrociati" tra servizi provinciali diversi: ma forse già questa primavera arriveranno i primi muretti a monte del colatoio Chemini, con lo scopo di deviare l'acqua di scolo e salvare le impronte. Lo auspica l'assessore Maurizio Tomazzoni, che ha accolto a braccia aperte lo spunto, anche polemico, di Giuseppe Leonardi, paleontologo intervenuto giovedì scorso al Museo Civico. Lo studioso, il primo a "certificare" che di vere orme di dinosauro si trattava, ha suonato il campanello d'allarme: se non si farà nulla, le impronte verranno cancellate. Un progetto per "salvare" le orme c'è, dice l'assessore Tomazzoni, per intanto prevede un sistema che eviti che l'acqua di scolo continui a passarci sopra. E non esclude qualche forma di ulteriore protezione. Il passo successivo sarà quello della valorizzazione. Tomazzoni già due anni fa denunciò la scomparsa di due impronte. «Il tema delle orme, e di tutti i Lavini - dice Tomazzoni - è uno di quei temi completamente inchiodati dalla burocrazia da anni, e che abbiamo affrontato in questi quattro anni. Bloccato dalla burocrazia provinciale, sottolineo, quella più deleteria, dove tutta una serie di competenze (piano parchi, forestale, antincendio, idrogeologico...) si affastellano senza dialogare tra loro, e che ha bloccato tutto sotto una serie di veti incrociati. È un esempio di come un territorio sia stato sottratto al territorio».

Sino ad ora però è ancora tutto fermo, e il consigliere verde Pozzer vi rinfaccia di non avere attenzione. «Pozzer si dimentica del percorso che abbiamo intrapreso. Sfruttando la legge sull'urbanistica del 2015 abbiamo introdotto il concetto di paesaggio complesso dei Lavini, che è fatto da elementi diversi; il primo a notarlo e descriverlo fu Dante. Il "non toccare nulla" dell'ambientalismo fa sparire il paesaggio, è ciò che ci farà perdere le orme. Se non si tocca nulla, il bosco si prende tutto, le orme vengono distrutte come è già successo con due di esse, e non rimane più nulla. L'approccio deve considerare l'intervento dell'uomo, che c'è da secoli, e cercare un equilibrio. Fare in modo che segni della natura e dell'uomo vengano conservati e trasmessi. La Comunità di Valle l'ha capito e ha finanziato questo progetto complesso con due milioni e mezzo di euro».

Quello che comprende anche il golf, lo Zugna, la Baita degli alpini. E cosa si farà per le orme? «Sono la punta di diamante dell'area, già il fatto di averle scoperte ed "esposte" le ha rese area antropica. Se si vuole evitare di perderle, c'è bisogno di un intervento, di cemento per deviare l'acqua, quelle opere sinora bloccate dalla burocrazia. Abbiamo recuperato il vecchio progetto bloccato da 12 anni, e lo stiamo rielaborando con Muse e Museo Civico. Già qualche intervento è stato fatto con l'Azione 19. Spero che già questa primavera possano arrivare le prime opere, qualche "muretto" che devii l'acqua dal colatoio Chemini, dove ci sono le orme più significative». Si parlò in passato anche di chiudere le impronte con pannelli di plexiglas. «Ne stiamo discutendo. La priorità di tutto il progetto è salvare le orme, e la prima cosa da fare è frenare il dilavamento. Dipende poi a quanto siamo disposti a sacrificare alla vista pur di salvarle. Fossimo negli Usa ci sarebbe già una gabbia di ferro e vetro visibile da lontano. Non credo sia la soluzione, ma parliamone, cerchiamo un equilibrio tra Disneyland e la salvaguardia di un paesaggio che trasmette delle sensazioni».

©RIPRODUZIONE RISERVATA













Scuola & Ricerca

In primo piano