Lo strano caso dell’assicurazione fantasma 

Polizza pagata, ma non risulta nel “cervellone”: scooter rimosso a Torbole. Proprietario costretto a pagare



TORBOLE. Com’è noto, oggi non è più necessario esporre il tagliando dell’assicurazione. Alle forze dell’ordine, infatti, è sufficiente inserire la targa nel “cervellone” (e oggi ci sono anche gli “occhi elettronici” che lo fanno automaticamente) per capire se un mezzo ha la copertura o meno, attingendo ai dati dell’Ania, ovvero l’Associazione nazionale delle imprese assicuratrici. Un nostro lettore, Alessandro Biagi, però, è incappato in una situazione kafkiana. Pur avendo regolarmente pagato l’assicurazione, questa non risultava nella banca dati. Morale? Si è visto rimuovere lo scooter e nonostante abbia successivamente presentato la documentazione che attestava il corretto pagamento della polizza, ha comunque dovuto pagare per la rimozione senza avere alcun rimborso.

«L'anno scorso nel mese di ottobre sono uscito di casa per prendere il mio motociclo posteggiato negli appositi spazi a Torbole, ma non l'ho trovato – racconta Alessandro Biagi - in un primo momento ho pensato ad un furto, dopodiché mi è venuto in mente che ore prima avevo visto passare un carro attrezzi con un motociclo uguale al mio, allora ho chiamato la Polizia Locale ed ho chiesto se avevano notizie in merito, e una volta comunicata la targa mi hanno fatto presente che lo avevano loro in quanto vi era la assicurazione scaduta. Peccato che poco dopo avevo portato la ricevuta della assicurazione, hanno verificato presso la compagnia di assicurazione che avevo ragione, ma mi hanno fatto presente che avrei dovuto pagare io l’uscita del carro attrezzi».

«Io ho evidenziato il mio stupore e disappunto – prosegue Biagi - ma se volevo ritirare il mio motociclo dovevo pagare o sarebbe rimasto nella disponibilità del carro attrezzi, a quel punto ovviamente ho pagato ma ho spedito una email nella quale chiedevo il rimborso (anche dietro indicazioni della stessa Polizia Locale). A quasi un anno di distanza mi scrivono che non è loro responsabilità se la banca dati delle compagnie di assicurazioni non è stata precisa, mi verrebbe da replicare che tanto meno è colpa mia. In un paese normale, la Polizia Locale con mille scuse mi avrebbe ridato il mio motociclo, avrebbe pagato il carro attrezzi, e poi avrebbe richiesto alla banca dati delle compagnie di assicurazioni (che sicuramente hanno più disponibilità del sottoscritto e della Polizia Locale) il rimborso, ma siamo nello stato delle banane».

A tal proposito, Marco D’arcangelo, comandante della polizia locale dell’Alto Garda e Ledro, ribadisce che in situazioni del genere le forze dell’ordine hanno le mani legate: devono attenersi a quanto risulta alla banca dati dell’Ania e non hanno alcun potere per rimborsare i cittadini, che nel caso specifico dovrebbero rivolgersi alla propria assicurazione da dove, con ogni probabilità, è partito l’errore.















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