Crolla la cinta muraria del castello di Drena
Nella fortificazione si è aperta una breccia di circa 200 metri quadrati: alcuni sassi sono finiti sulla strada. A cedere è stato il terreno zeppo d’acqua
DRENA. Non serve avvicinarsi troppo per capire che qualcosa non va, che c’è qualcosa che stona nel panorama che si era abituati a vedere fino al giorno prima. Basta un’occhiata già a diversi chilometri di distanza, dalla piana di Dro e forse anche da molto prima, per accorgersi che quel qualcosa che manca è una parte del castello di Drena.
Uno squarcio imponente si è aperto all’improvviso, l’altra notte, nella parte della fortificazione che guarda ad ovest, quella che si affaccia sull’Alto Garda, la più in vista, l’immagine da cartolina. Laddove prima c’era la cinta muraria, alta ed imponente, adesso c’è una breccia larga venti metri, a forma di V: una ferita nel paesaggio e nella comunità di Drena, tanto affezionata al proprio castello dal quale dipende, almeno un po’, anche economicamente.
Nella notte fra giovedì e venerdì circa 200 metri quadrati delle mura storiche che circondano il castello di Drena sono crollati a terra, forse per colpa del terreno zuppo d’acqua per la troppa pioggia di questi giorni. A cedere, infatti, non è stato il muro ma il suolo portandosi dietro, purtroppo, anche il muro. Fortunatamente il crollo è avvenuto di notte così nessuno si è accorto dell’accaduto e nessuno, soprattutto, ha rischiato di venire travolto. Fosse successo di giorno, quando intorno al castello transitano tanti escursionisti diretti alle falesie e alla ferrata del Rio Sallagoni, l’esito avrebbe potuto essere addirittura più drammatico.
A scoprire che un pezzo di muro se ne era andato nottetempo sono stati, ieri mattina, i due custodi del Progettone che come ogni giorno hanno aperto la biglietteria alle 10 in punto. Mezz’ora più tardi, concluso il giro perlustrativo, l’allarme. A ricevere la prima telefonata è stato Tarcisio Michelotti. Il sindaco di Drena era in municipio a Dro, per alcune questioni legate alla gestione associata fra i due Comuni, quando ha ricevuto la notizia. A quel punto è risalito di corsa accompagnato dai tecnici comunali di Dro. Nel volgere di pochi minuti la stradina di accesso al castello si è riempita di gente, dai vigili del fuoco di Drena ai carabinieri di Dro, principalmente preoccupati di capire cosa fosse successo e soprattutto se vi fossero delle persone rimaste ferite (o peggio) nel crollo della cinta. Un timore che è durato relativamente poco anche se sono serviti i cani da ricerca della scuola provinciale e quelli della Croce Rossa per avere la certezza, arrivata nel primo pomeriggio, che sotto il mezzo metro, e oltre, di sassi e macerie fortunatamente non c’era nessuno.
In un primo momento si è fatta molta fatica a capire il momento preciso in cui è avvenuto il crollo, poi i tecnici hanno escluso l’orario del mattino (era la prima ipotesi) semplicemente perché la persistenza della polvere, nell’aria, in quel caso sarebbe stata maggiore.
Tutto lascia pensare, dunque, che il crollo sia avvenuto di notte e, come detto, per colpa di un cedimento del terreno per colpa delle abbondanti piogge di questo mese di maggio piovoso come non mai.
Alcuni sassi, crollando, sono poi rotolati lungo il bosco e giù per la scarpata sottostante il castello, fino a raggiungere la sede stradale della provinciale che sale da Dro. L’area boschiva è stata delimitata e vigiliata per tutto il giorno.
Il castello, invece, è stato immediatamente chiuso e lo rimarrà, probabilmente, per molti mesi così come anche il sentiero che conduce alla falesia e alla ferrata, in questi giorni frequentate da centinaia di climber. Il personale addetto alla custodia del maniero è stato fatto uscire e la stradina di accesso sbarrata. Toccherà ai tecnici provinciali e ai vigili del fuoco, che hanno ispezionato ogni metro di castello anche dall’alto, con il drone, stabilire cosa servirà fare (e quanto costerà) per mettere in sicurezza il resto delle mura che sono ugualmente a rischio crollo. Nella notte appena trascorsa in molti, a Drena, hanno tenuti gli occhi indirizzati verso il castello temendo nuove brutte sorprese.
Poi, però, spetterà alla Soprintendenza (ieri a Drena è arrivato anche il dirigente Franco Marzatico) e alla Provincia l’ultima parola su di un eventuale intervento di ripristino e restauro, che si preannuncia lungo e costoso. Il pezzo di cinta fa parte dell’impianto originario del castello, che risale all’incirca al 1100: in frantumi, dunque, è andato non un muro qualunque ma un patrimonio storico e culturale di tutto il Trentino.
Curiosità: ieri mattina, poco prima dell’allarme, un elicottero privato ha sorvolato il castello indugiando dall’alto per diversi minuti. Il sindaco Michelotti pensava di provare a rintracciarlo.
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