«Al cimitero di Varone rubano i fiori dalle tombe» 

Il rivano Ivano Pellegrini denuncia l’ennesimo furto di piantine e protesta con il Comune: «Inascoltata finora la mia richiesta di chiudere il cancello la notte»


di Gianluca Marcolini


RIVA. «È la quarta volta che succede, adesso basta». Ivano Pellegrini non ne può più di dover mettere mano al portafoglio per riacquistare le piantine ornamentali della tomba di famiglia, scomparse due giorni fa per l’ennesima volta. Ma non è una questione economica, tutt’altro. Il suo disagio è provocato dalla ragione della loro sparizione: nel cimitero di Varone, infatti, sembra agire indisturbato, ormai da qualche tempo, un ladro di piante e fiori. Almeno questa è l’idea che si è fatto lo stesso Pellegrini e non solo lui. «Intendiamoci, il costo delle piantine è quello che è, si tratta di pochi euro, ma il fastidio e l’amarezza sono grandi perché è davvero brutto sapere che c’è qualcuno che se la prende con gli affetti della gente».

Rubare i fiori da una tomba equivale ad offendere la memoria della persona defunta, un gesto spregevole non soltanto da condannare ma anche da prevenire. E qui sta l’arrabbiatura di Pellegrini che parla anche a nome di altri censiti di Varone colpiti dalla mano lunga e farabutta: «L’ingresso al cimitero avviene da due cancelli, uno è automatico con l’apertura al mattino e la chiusura prima di sera, l’altro invece no e così l’accesso al camposanto può avvenire a qualsiasi ora, anche di notte quando chiunque ha la possibilità di fare ciò che vuole». Una possibile soluzione al problema è dotare anche il secondo cancello di un meccanismo affinché apertura e chiusura avvengano in maniera automatizzata, ad orari prestabiliti. «È ciò che ho suggerito di fare all’amministrazione comunale ma finora la mia richiesta è rimasta inascoltata nonostante abbia incontrato l’assessore Accorsi lo scorso dicembre», sottolinea Pellegrini che aveva già avuto modo di far sentire la propria voce in municipio per via delle esumazioni decise l’anno scorso dall’amministrazione, operazione che aveva sollevato non poche polemiche nella comunità di Varone. «Si spendono soldi per tante cose - prosegue Pellegrini - ma non si trovano poche migliaia di euro per mettere in sicurezza gli affetti e i ricordi della gente. Basterebbe riuscire a chiudere il cancello la sera, di notte, oppure meglio ancora posizionare una telecamera per scoraggiare i ladri o arrivare a identificarli».

L’ultimo raid di questi criminali senza cuore e ritegno è avvenuto un paio di notti fa, stando a quanto racconta Pellegrini, quando sono sparite altre tre piantine dalla tomba della sua famiglia, letteralmente sradicate dalla terra. «Mi sono guardato intorno e ho visto che era successa la stessa cosa in una tomba poco distante», afferma il rivano.

Non è la prima volta, in realtà, che si registrano furti di questo stampo nei cimiteri dell’Alto Garda. Era già successo a Dro e ad Arco, in tempi meno recenti, ma il fenomeno criminale si registra in diverse città italiane.

Nel camposanto di Varone, però, ci sono anche altre situazioni da risolvere, almeno secondo quanto sostiene lo stesso Pellegrini: «C’è l’erba sempre troppo alta che andrebbe tagliata, servono più bidoni per la raccolta differenziata e per evitare che i lumini vengano gettati senza ritegno, e ci sono alcuni anziani, soprattutto donne, che avrebbero bisogno di avere un’altra fontanella in un punto più distante del cimitero rispetto alle altre fontane già presenti. In passato, per avere i cartelli di divieto di ingresso ai cani e alle bici era servito molto tempo».

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