il caso

Piné, ecco la contropartita offerta dal Coni: Ice Rink "potenziato" e un ruolo nelle Olimpiadi

Il Comitato olimpico passa la palla ora alla Provincia. La presa di posizione del Cio all’origine dello stop alla copertura dell’impianto. Le tappe della vicenda e le parole di chi ha alimentato le speranze a cinque cerchi

LA SVOLTA: Salvini rilancia il “piano B: Olimpiadi verso Torino
CONFESERCENTI Piné, fare chiarezza: «Risarcimenti all’Altopiano» 
PROVINCIA Fugatti: «Spetta a Trento decidere su Baselga di Piné» 
APPELLO Il mondo sportivo: «Spostare i Giochi a Torino sarebbe una grande occasione mancata» 

LA FONDAZIONE. Nuovo cda (con Federica Pellegrini) e nuovo statuto


di Luca Marognoli


BASELGA DI PINE’. Un "ruolo attivo" all'interno dei Giochi, anche se necessariamente non potrà trattarsi di una competizione ufficiale. E un potenziamento dell'attività sportiva nell'Ice Rink di Miola (più gare e più centri federali coinvolti, del ghiaccio e non solo), per garantirne la "sostenibilità" anche dopo il 2026, in modo che l'evento lasci un'eredità positiva sull'altopiano.

Sarebbe questa la contropartita messa sul piatto dal Coni in cambio dell'esclusione di Piné dalle Olimpiadi Invernali 2026: "offerta" contenuta in una missiva da poco pervenuta in Provincia da Roma e che ora sarà valutata con attenzione dalla giunta Fugatti, in aggiunta alle opere previste sull’altopiano.

E' l'ultima puntata della telenovela Olimpiadi a Piné, che sta togliendo il sonno a molti pinetani in questo avvio di 2023 decisamente malinconico.

 

 

 

LA GRANDE ILLUSIONE

Quella di Baselga verso il traguardo olimpico è stata fin da subito una corsa ad ostacoli. Ed è fatale che il primo ostacolo incontrato, quell'Oval del Lingotto che fu l'ex sindaca Appendino a togliere di mezzo ritirando la candidatura di Torino ai Giochi del 2026, sia diventato oggi il più grande e difficile da superare.

E mentre in Piemonte stanno per saltare i tappi di spumante (il "piano B" del ministro Salvini consiste proprio nel cambio di sede), in Trentino la gente non capisce come si sia potuto passare in cinquanta giorni dai magnifici rendering dello stadio delle Olimpiadi proiettati nella sala consiliare del Comune di Baselga, ad essere inopinatamente - sembra mancare ormai solo l'ufficialità - "fuori dai Giochi". E' difficile capire perché non ci è stato detto da nessuno. Il caro materie prime c'è adesso come c'era il 7 novembre scorso, giorno dell'approvazione in pompa magna del progetto preliminare dello stadio del ghiaccio in Consiglio comunale. Seduta celebrata, quasi come la prima di uno spettacolo teatrale, davanti ad uno stuolo di amministratori e con la "benedizione" di Provincia di Trento, Comitato olimpico e paralimpico e Fondazione Milano Cortina, tutti presenti alla serata con propri rappresentanti istituzionali.

Non ci è stato detto ma qualcosa di importante è successo in quei 50 giorni di calma apparente. Sembra che sia risultata decisiva la presa di posizione del Cio, che avrebbe richiamato la Provincia a ripensare alla decisione visti gli importanti investimenti richiesti, le criticità nella gestione successiva (sempre sottolineate dal Comitato olimpico internazionale) e le tempistiche ristrette (si parla di una una penale multimilionaria in caso di mancato rispetto delle scadenze).

Sta di fatto che in un solo giorno lo scenario viene completamente stravolto. E' il 27 dicembre, quando d'improvviso il sindaco di Torino Lo Russo si dichiara disponibile a "mettere a disposizione" gli impianti di Torino 2006. La Provincia di Trento non sembra sorpresa dalla profferta piemontese e, quello che è peggio, non risponde il secco "no grazie" che a nord di Borghetto e soprattutto sull'altopiano dei due laghi, quasi tutti si aspetterebbero di sentire. L'assessore Failoni richiama "il senso di responsabilità" e lo "spirito del buon padre di famiglia" che dovrebbero orientare le scelte della Giunta: parole che sono una doccia fredda, anzi di ghiaccio, per chi ha vissuto fino ad oggi nel sogno olimpico.

Un sogno che, dopo l'inserimento nel masterplan e una serie infinita di passaggi sia in Provincia che al Coni, era ormai diventata una quasi certezza per i pinetani e gli sportivi trentini. Basta fare un salto a Baselga per capirlo: dici Olimpiadi e il titolare di un noto esercizio pubblico ti risponde: "C'è tanta tristezza. Se ci fosse stata una gara contro qualcuno e si fosse stati battuti da un'altra candidatura ce la saremmo messa via. Ma così, quando tutti qui erano certi delle Olimpiadi, è difficile da accettare". Difficile da accettare perché difficile da capire, appunto.

Già, perché la cosa più deprecabile, in questa sventurata vicenda, non sono tanto i Giochi saltati, quanto l'avere fatto (o lasciato) credere a tutti – soprattutto ai pinetani e all'amministrazione locale – che i Giochi si sarebbero disputati sull'altopiano. Trasormando le iniziali speranze in legittime aspirazioni, fino a farle diventare un convincimento collettivo, rivelatosi solo alla fine una grande illusione. Che si è squagliata come ghiaccio al sole.

 

IMPEGNI DISATTESI E PROMESSE NON MANTENUTE

No, non ci hanno detto tutto in dicembre, ma ci avevano detto molto prima. Di segno opposto. Soprattutto ci avevano detto che la sede del pattinaggio velocità era decisa e quella sede era l'Ice Rink di Miola di Piné. Lo hanno fatto in numerose occasioni ufficiali e ai massimi livelli sia la Provincia che il Coni.

Pierluigi Bernardi, consigliere di maggioranza del Comune di Baselga e curatore del libro "Ice in The Heart - Il Ghiaccio nel Cuore" sulla storia del ghiaccio a Piné", ha appuntato le dichiarazioni del numero uno del Comitato olimpico Giovanni Malagò. E' il maggio 2021 quando dichiara: “Io non mi sento di aggiungere niente ma una cosa è fondamentale. Io sono un soggetto religioso, devo e voglio rispettare il masterplan con cui noi abbiamo vinto la candidatura”.

Lo dice quando gli chiedono se Milano può ospitare il pattinaggio di velocità. E spiega che “lo statuto prevede che per cambiare qualcosa serve l'unanimità, per cui al momento questo non è previsto. Se ci dovessero essere delle opzioni, è una cosa che va concordata con le parti e non certo da parte del sottoscritto”.

A maggio 2022, è ancora più netto: “Il Trentino avrà 3 sedi gara, come la Lombardia. È un risultato incredibile che permetterà a Baselga di Piné, Tesero e Predazzo di avere i Giochi olimpici”. Ad ottobre 2022 la linea non cambia: a margine del Festival dello Sport, Malagò conferma di avere "costruito un dossier, che è stato votato a livello internazionale e ha vinto la candidatura: questo piano prevede Baselga di Piné e quindi l'intenzione è chiara”. E ancora: “Quanto agli impianti per ospitare le Olimpiadi, su Baselga di Piné ci sono opinioni discordanti e le riflessioni delle federazioni internazionali, mentre noi abbiamo confezionato un dossier con gli azionisti locali. Quando si fanno i castelli di carte, guai a togliere quella sotto”.

Ma è nella fatidica seduta del consiglio comunale del 7 novembre che vengono messe agli atti dichiarazioni ufficiali (e impossibili da smentire) di sostegno, politico ed economico, all'impianto di Miola. Serata in cui viene confermato l'impegno della Provincia a coprire i costi infrastrutturali (50,5 milioni per lo stadio e altri 9,5 per opere strettamente collegate all'evento) e a colmare il disavanzo annuo della struttura fino al 2046, come richiesto dal Cio.

Parole e impegni che sembrano essere stati cancellati con un colpo di spugna a fine anno, quando dai rendering dell'Ice Rink Piné, sulla stampa locale e nazionale si è passati alle immagini dell'Oval di Torino.

 

 

LE TAPPE FONDAMENTALI DELLA CANDIDATURA PINETANA

E' il 22 agosto 2018, quando il presidente dell’Ice Rink Pinè Srl, Enrico Colombini, appoggiato dalla allora amministrazione comunale chiede un incontro in Provincia con l'assessore Tiziano Mellarini. In quella occasione, con la sottoscrizione da parte di tutte le realtà coinvolte del territorio Trentino (Piné e Val di Fiemme) iniziano i rapporti fra Cio, Coni e Provincia Autonoma di Trento per consolidare la presenza delle tre discipline sportive all’interno del report olimpico.

Il 10 ottobre dello stesso anno la candidatura italiana per ospitare i Giochi olimpici invernali del 2026 di Milano e Cortina d’Ampezzo, con il coinvolgimento di Trentino e Alto Adige diventa realtà. A confermare quanto già avvallato dall'esecutivo del Comitato Olimpico Internazionale, è la 133esima Sessione del Cio, riunita a Buenos Aires. La novità è legata proprio a Baselga di Piné, che entra far parte del masterplan olimpico. Nel caso di assegnazione dei Giochi all’Italia, l’ovale di Miola verrebbe coperto.

Il 24 giugno 2019 è il giorno decisivo: durante il meeting Cio di Losanna le Olimpiadi invernali 2026 vengono assegnate a Milano Cortina e Baselga di Piné viene designata sede Olimpica per il pattinaggio di velocità.

 

IL PROGETTO: UNA STRUTTURA “LEGGERA”

A Piné il progetto prevede a Miola una struttura coperta per accogliere la pista di 400 metri teatro delle gare olimpiche.

Il progetto preliminare viene affidato ad inizio settembre dalla giunta di Baselga, ad un pool di progettisti composto dallo “Studio Zoppini Architetti” di Milano, che aveva già progetto l’Oval per le Olimpiadi di Torino 2006 e che ha poi seguito la progettazione architettonica delle struttura pinetana. Una “struttura leggera”, con elementi in acciaio, pennelli in cemento ed ampie vetrate nel lato rivolto verso Costalta con una capienza sino a 5.900 spettatori. Estensione su un’area di 18 mila metri quadrati con un’altezza massima di 17 metri: previsto un tunnel per collegarla al palazzetto destinato ad hockey e short-track.

Il precedente megaprogetto di Fincantieri da 180 milioni, con l’archistar Carlo Ratti, era stato bocciato dal Navip, il Nucleo di valutazione della Provincia.

 













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