Piano per il “lavoro agile”: interessati fino a 70 mila lavoratori in Trentino
Via libera dalla giunta provinciale: nel privato adesione volontaria. Obiettivi: maggiore produttività e sostenibilita ambientale
TRENTO. Su 240 mila occupati in Trentino, tra settore pubblico e privato, da 42 mila a 70 mila potrebbero essere “lavoratori agili” nei prossimi anni, anche al termine della pandemia Covid.
La Giunta provinciale ha approvato oggi (3 settembre) il “Piano strategico per la promozione del lavoro agile nella provincia di Trento – progetto Dal lavoro agile al distretto Trentino intelligente”, un Piano – spiega in una nota – che “vuole dare una prospettiva di medio lungo periodo per la nuova normalità post pandemia proponendo sia alle organizzazioni pubbliche che a quelle private proposte per lo sviluppo del lavoro agile come possibile fattore di innovazione organizzativa ma anche socio-economico territoriale”.
Il piano – viene precisato - non riguarda conseguentemente le misure organizzative di breve periodo adottate come risposta alle necessità sanitarie, anche di distanziamento, legate alla
pandemia che saranno via via adottate secondo quanto
previsto anche a livello nazionale.
Il Piano vuole cercare di intercettare il cambiamento tecnologico in atto provando a comprenderlo e ad indirizzarlo in una ottica di sviluppo territoriale. Viene individuato un obiettivo tendenziale per il quale su 240.000 occupati in Trentino, tra privato e pubblico, i profili professionali potenzialmente interessati alle varie forme di lavoro agile possano comprendere circa 120.000 lavoratori e che, di questi, nei prossimi anni, possano essere
“lavoratori agili” da 42.000 a 70.000 lavoratori.
Per lavoratori agili si intendono lavoratori per i quali, lavorando in posizioni compatibili con lo svolgimento della prestazione a distanza, i vincoli spazio temporali della prestazione lavorativa non siano più intesi in senso rigido ma abbia maggiore rilievo il risultato della prestazione lavorativa.
Nelle intenzioni dell'esecutivo provinciale, il progetto rappresenta un patto con il territorio per favorire un processo di sviluppo durevole e di qualità. L'idea di base, che ha visto, nel suo percorso partecipativo, coinvolti più di 50 portatori di interesse (rappresentanti datoriali del territorio sia del sistema pubblico che di quello privato oltre che le organizzazioni sindacali), è che tutti gli attori – pubblico e privato insieme – possano lavorare in sinergia, in rete, per creare valore per tutte le organizzazioni, ma soprattutto per l’intero territorio.
La peculiarità del “Piano strategico”, rispetto ad altri documenti simili già adottati da altre amministrazioni, è quella di
definire anche gli impatti che politiche di diffusione del lavoro agile, potrebbero comportare per il territorio: maggiore sostenibilità ambientale, maggiore produttività, maggiore equità e sostenibilita sociale e maggiore sostenibilità istituzionale, che sono poi tra quelli promossi nell'ambito dell'Agenda 2030.
L’analisi è stata svolta anche con il supporto del Centro OCSE di
Trento.
Quindi, per quanto concerne la realtà della pubblica amministrazione e la sua performance, si ritiene che il lavoro agile, grazie ad una forte azione di innovazione interna, possa permettere di raggiungere modalità di interlocuzione più snelle e ampie con gli utenti anche in termini di orario di apertura al pubblico degli uffici e di digitalizzazione dei servizi, salvaguardandone la regolarità, la continuità e l'efficienza.
Accanto al miglioramento dei servizi, i risultati auspicati della
diffusione del lavoro agile saranno l’innovazione organizzativa a tutti i livelli, un diverso approccio alle politiche immobiliari, la valorizzazione delle comunità periferiche, la crescita delle competenze digitali, delle organizzazioni e dei
cittadini e infine, più complessivamente, la valorizzazione del
territorio.
Le linee guida riconducibili al piano saranno declinate nel settore pubblico con accordi quadro, atti di indirizzo e direttive e per il settore privato attraverso l’adesione volontaria.
La realizzazione degli obiettivi del piano sarà monitorata per mettere in campo eventuali interventi correttivi, anche attraverso
l’istituzione di una “comunità professionale e di pratica” coordinata dalla Provincia e che vedrà partecipare al suo interno i rappresentanti degli stakeholder territoriali.