Sonia, bimba palestinese salvata da un israeliano
La storia. Ha 6 anni e vive a Bedollo con mamma Fatima e papà Salim Yousef, pediatra di Piné Colpita da una rara malattia al midollo ha ritrovato la vita grazie al trapianto da un ragazzo 20enne
Bedollo. Ieri sera alla trasmissione di Barbara D’Urso “Live“ Sonia Yousef, una piccola abitante di Bedollo sull’altopiano di Piné, è stata un’ospite particolare. Lo è stata per la storia che ha raccontato e per il messaggio che ha voluto trasmettere a tutti dal video: «Diventate donatori di midollo osseo, per aiutare tanti ammalati nel mondo». Fan di Barbara d’Urso aveva manifestato molte volte il desiderio di incontrarla e, la nuova trasmissione le ha dato l’occasione di conoscerla e di far sentire la sua drammatica storia, che per fortuna ha un lieto fine.
La lettera di Sonia
«Sono una ragazzina italiana di 6 anni, ma di origini palestinesi perché i miei genitori Fatima e Salim sono nati in Arabia. Vivo a Bedollo, sull’Altopiano di Piné, dove fino a dicembre dell’anno scorso giocavo, ballavo e viaggiavo senza problemi. La storia che mi vede protagonista incomincia a Dubai, dove ero andata a trovare i miei nonni, nel corso delle vacanze di Natale. Anche lì giocavo e mi divertivo assieme alla mia sorellina e ai miei amici, soprattutto, in piscina. Un giorno il mio papà, che è medico pediatra a Bedollo, ha notato che avevo degli ematomi sulle gambe, ma non ha dato peso subito a quelle piccole macchie, perché sono piuttosto vivace e facile quindi a prendere delle botte. Ma un mattino quando al risveglio gli ematomi si erano moltiplicati mi ha portato subito all’ospedale di Dubai, dove hanno riscontrato che le mie piastrine erano pochissime, tanto da temere per la mia vita. Qui è cominciato “il mio calvario”, come dice il mio papà».
Il racconto del papà
Il dottor Salim prosegue il racconto che è fatto di una corsa contro il tempo per salvare la vita di sua figlia.«Appena il numero delle piastrine è aumentato, attraverso le trasfusioni, siamo ritornati in Italia e da Venezia ho portato Sonia subito all’ospedale S. Chiara di Trento, dove i colleghi hanno iniziato a fare le numerose ricerche per capire l’origine del male. Finalmente, dopo due mesi circa, la diagnosi: anemia aplastica severa (incapacità del midollo osseo di produrre le cellule del sangue), una malattia rara che colpisce due persone su un milione di abitanti e l’immediato trasferimento al centro onco-ematologico di Padova. Sono proseguite le trasfusioni, più di 80 di piastrine e oltre 30 di sangue, ed è incominciata la ricerca del donatore per effettuare il trapianto di midollo osseo. Attraverso l’albo internazionale dei donatori è stato individuato il donatore per Sonia che è un ragazzo di 20 anni israeliano. Sottolineo israeliano in quanto l’altro messaggio che io e mia moglie Fatima desideriamo raggiungesse il cuore di tutti i grandi della Terra, quelli che possono aiutare il popolo palestinese e quello israeliano a trovare finalmente pace ed essere fratelli. Il trapianto di midollo osseo e di cellule staminali permette di curare molte malattie del midollo osseo, del sangue e del sistema immunitario, altrimenti, incurabili: leucemie, linfomi, mielomi, talassemie, disordini congeniti dell’età pediatrica e, in particolari casi, malattie autoimmuni e tumori solidi».
La trasmissione
Nel corso della trasmissione Sonia ha partecipato con tutta la vivacità dei suoi anni e ha ringraziato tutti quelli che l’hanno aiutata a riconquistare il suo benessere. Ora, dopo il trapianto di midollo che è avvenuto lo scorso agosto, Sonia sta meglio. Non può frequentare la scuola in quanto è ancora immunodepressa ma, grazie a una legge provinciale può studiare a casa con dei docenti che le permettono di non perdere l’anno scolastico. «Naturalmente non ci sono parole sufficienti - dicono i genitori di Sonia - per ringraziare medici e infermieri del day hospital pediatrico dell’ospedale S. Chiara di Trento e tutto lo staff medico e infermieristico del centro trapianti dell’Ospedale onco-ematologico di Padova per le attenzioni e le cure prestate, ma il nostro pensiero più grato va al ragazzo che con la sua generosità di donatore ha contribuito a ridare la vita a nostra figlia.