Levico e la fotografia in lutto per “Mery” 

Maria Pia Valcanover Natali è morta dopo una caduta dalle scale di casa. I funerali domani a Pergine


di Franco Zadra


ALTA VALSUGANA . Questa sera alle 20 nella chiesa grande di Pergine verrà recitata la preghiera del rosario con i familiari e gli amici di “Mery”, Maria Pia Valcanover Natali, deceduta martedì scorso in seguito a una accidentale caduta dalle scale della propria abitazione, mentre i funerali saranno, sempre nella chiesa della Natività di Maria, domani alle 14.30.

Il 13 marzo prossimo “Mery” avrebbe compiuto 78 anni, conosciutissima, e probabilmente la prima donna in Trentino ad abbracciare la professione della fotografia, appassionata della propria famiglia e degli altri, era in relazione con tutti e tutti le volevano bene. Allenata dalla sua lunga carriera di fotografa, e da lunghe sedute in camera oscura, dove prende forma ciò che si era intuito al momento dello scatto, sapeva vedere oltre a ciò che normalmente si può cogliere con uno sguardo, nei volti, nei gesti e nelle pose che lei sapeva rendere con naturalezza, facendo con uno scatto della sua Hasselblad 503CW 6x6, un’opera d’arte che ha coltivato fino all’ultimo, «e con grande creatività – ricorda il figlio Stefano, l’ultimo nato, nel ‘68, dopo Tania, del ‘64, Nicola del ‘65 -, le sue immagini hanno girato per mezzo mondo, lasciando una traccia culturale importante. Quando nel 1963 ha sposato Roberto Natali, già fotografo e figlio di fotografo, mentre i miei nonni gestivano il ristorante al Valcanover, si immerse nella professione del marito e la fece sua».

Dava sempre il massimo, Mery, e a vent’anni con tre figli piccoli, era divenuta il punto di riferimento di personalità di spicco della politica che frequentavano Levico Terme e l’avevano scelta per divulgare la loro immagine pubblica, ma anche molti turisti stranieri, soprattutto olandesi, non mancavano mai di passare a trovarla, come pure aveva promosso l’immagine artistica di Giorgio Lenzi, la Voce delle Dolomiti.

«La sua è stata una fotografia innovativa – continua Stefano -, i suoi servizi fotografici proponevano quando nessuno ci aveva ancora pensato, persone in movimento, o invitati alle nozze mentre stanno saltando. Era specializzata nel bianco e nero, ma ha saputo adeguarsi anche al digitale». Una passione che ha trasmesso ai figli che attualmente svolgono attività nel campo della fotografia riscuotendo pure dei successi di un certo rilievo. Tania è, come la madre, molto apprezzata per le sue prestazioni da matrimonialista e ritrattista, Nicola e Stefano nel 1985 hanno vinto il 1° premio come miglior "videotape" genziana d'argento al film festival della montagna, per citarne uno, dei veri “figli d’arte” e, si sa, l’arte passa nei figli quando è vissuta con passione, esprimendo in pieno la propria personalità, come ha saputo essere Mery. Un’arte vera, genuinamente artigianale, poiché non conosceva le possibilità di ritocco e rimedio degli errori che la tecnologia digitale mette oggi alla portata di molti.

«Mia mamma – ci ha detto Nicola – aveva un carattere aperto, solare, sempre ottimista, e non si faceva abbattere da niente. Sempre attenta a cogliere quello spunto di novità e di entusiasmo nei gesti in apparenza più banali, ma con lei nulla era banale, tutto diventava speciale». Fernando Pessoa scrive della «certezza che saremo interrotti prima di finire», così come è accaduto a Mery sempre intenta nel suo lavoro di trasformazione dell’apparente, così come sapeva trasformare ogni «interruzione in un nuovo cammino».













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