«La burocrazia blocca il recupero edilizio» 

Il futuro della città. Aldo Luchi: «Il nostro centro storico può essere trasformato e utilizzato  dai cittadini se strade, piazze ed edifici vengono adeguati agli standard di sicurezza e tecnologici»


ROBERTO GEROLA


Pergine. «Il recupero edilizio è una nozione complessa. Trova subito due ostacoli: la politica miope e la burocrazia». Ad affermarlo è l’ingegner Aldo Luchi, cui è affidato il centrodestra alle prossime elezioni, ma anche un’analisi del centro storico da recuperare. «Per poter intervenire nella scelta della metodologia applicativa – dice -, ci si deve confrontare anticipatamente con le esigenze socio-economiche del luogo. Passaggio indispensabile e certamente di primaria competenza dell’aspetto politico della società, che deve essere portavoce delle primarie esigenze di benessere e sviluppo della sua famiglia».

Ascolto e confronto

«Il primo fondamentale passo del percorso riorganizzativo è certamente l’ascolto e il confronto delle necessità e criticità evidenziate da tutte le realtà del luogo - sottolinea Luchi - . Redigere un cronoprogramma con tutte le parti sociali, partendo dai cittadini per arrivare alle attività economico-commerciali passando per ambiente, cultura e tecnologia con direzione e sviluppo di ri-utilizzo dei luoghi storia di vita. Il “progetto di conoscenza” si pone come fondamento di un nuovo modo di avvicinarsi al “progetto di recupero dell’esistente”, capace di dare risposte alla nuova domanda di qualità. Come accade quando manca un progetto vero, una visione concreta supportata da un background di ascolto e analisi metodologica delle esigenze del cittadino per il riutilizzo del centro storico con un ruolo vitale e innovativo per l'intera città, la trasformazione degli usi e degli spazi talvolta si è risolta nella sua stessa negazione, col dilagare del degrado e dell’abbandono. Senz’altro una delle principali cause di questa impotenza è la divaricazione delle competenze che stabilisce il patrimonio culturale come appannaggio esclusivo dell’ente pubblico provinciale, si pensi allo stanco, onnipresente e spesso arbitrario formalismo delle autorizzazioni e la pianificazione urbanistica riservata all'ente locale; una separatezza ostile alla definizione di progetti unitari in un contesto di riconoscibile responsabilità».

Le norme di attuazione

«Le norme - spiega Luchi - sono assegnate ai centri storici secondo la corrente pratica urbanistica spesso sono artificiosamente “prefabbricate”: le destinazioni d'uso ammesse, le modalità attuative e le tipologie di intervento costituiscono il vestito per un corpo sconosciuto. Resta in vigore per anni, senza riuscire ad evitare il degrado o a valorizzare edifici in disuso o male utilizzati o con destinazioni d’uso non consone per lo sviluppo della realtà sociale-economica del luogo. È impossibile teorizzare criteri generali manualizzati di intervento, in ogni caso ha le proprie peculiarità: per la sua origine, la sua formazione, per i suoi caratteri morfo-funzionali, per lo stato di conservazione, per le destinazioni d’uso passate e future. Analogamente non è possibile considerare l'intera parte storica della città come un blocco omogeneo tanto nel passato quanto nel futuro».

Carenze e ostacoli

«C’è troppo poco coraggio nell’applicare l'architettura moderna nei nostri luoghi storici ma - aggiunge Luchi -. E non è giusto che essa si esprima, in termini residuali, dove l'accostamento tra antico e nuovo perde la sua efficacia provocatoria, cioè nelle periferie. La politica miope non sceglie obiettivi di lungo periodo perché non ne raccoglie i meriti; la pletorica e forsennata burocrazia. La città antica, la città storica, può essere trasformata in contemporanea e quindi utilizzata dai cittadini del nostro periodo storico se strade, piazze ed edifici vengono adeguati agli standard di sicurezza e tecnologici, ma questo richiede una cura previdente del nostro patrimonio, dai piccoli borghi alle realtà maggiori. La riqualificazione del nucleo storico della città deve partire dal rispetto delle persone, dall’uso delle risorse, dell’energia, del suolo, dell’acqua, con un miglioramento strutturale e una amplificazione tecnologica in un processo di rigenerazione del tessuto economico, sociale e culturale».













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