I bambini raccontano la chiesa di Roncogno
Davanti a cento persone hanno ricostruito la storia e descritto le opere dell’edificio dedicato a S. Anna
PERGINE. Attraverso un’accurata ricerca una ventina di ragazzini della catechesi di Roncogno hanno illustrato domenica pomeriggio la storia della chiesa dedicata a Sant’Anna del loro paese. Una “lezione” in chiesa con i giovani a far da cicerone. Si è trattato dell’iniziativa “Conosci la tua chiesa” messa in campo con la collaborazione delle realtà della frazione perginese.
Le catechiste Silvana Conotter, Ingridt Zeni, Pamela Ambrosi e Anna Giovanetti insieme ad Anna Moratelli sono state le conduttrici del “programma” trovando nel coro Sant’Anna e nel sacrestano Vittorio Bortolamedi altrettante valide componenti. E ci sono stati pure gli intermezzi musicali con Luca Lazzeri Zanoni e il suo violoncello ad intrattenere il pubblico. Il Coro Sant’Anna diretto da Maurizio Giovanetti con i suoi canti è stato da collegamento tra le parti eseguite dai giovani (e dalle loro catechiste). Dalla chiesa come comunità e quindi con tutte le realtà che la compongono, si è arrivati alla illustrazione delle preziose opere d’arte (quadri, affreschi, statue) che ornano la chiesa. Dopo l’introduzione generale, sono intervenuti i ragazzi ciascuno con una propria parte: Daniele è stato lo “storico”, Nicola l’”architetto” poi aiutato da Stefano e Martin, e infine Lorenzo, la “guida”. Daniele ha ricordato, rispondendo di volta in volta alle domande poste dal “pubblico” impersonato da Ingridt, la costruzione della prima chiesa era iniziata nel 1506 e venne consacrata nel 1514, con il campanile ad essere aggiunto solo 18 anni dopo. L’”architetto” Nicola ha poi spiegato che la chiesa originaria è stata completamente rifatta in più occasioni: 1745, 1799, 1900 (ultima edizione): ampliata sul davanti, modificata con nuove cappelle ai lati, sopraelevata, nuovo campanile, restauri vari. Qualche notizia anche dalla “guida” Lorenzo: dedicata a Sant’Anna madre di Maria, pianta ad aula unica orientata a est.
La ricerca storica ha portato a scoprire la gestione della chiesa affidata ai “sindaci” o “fabbricieri” (nominati dalla popolazione) mentre il sacerdote si occupava solo della parte liturgica ed erano pagati dai citati “sindaci” con i soldi della gestione (affitti, interessi, donazioni, offerte). «Una prima forma di autonomia gestionale», è stato detto, con i libretti dei conti a passare da uno all’altro a fine mandato. E per meglio spiegarsi, è stata proposta una piccola recita in proposito: Nicola era il vicario del vescovo, mentre Leonardo de Lazaris era il “sindaco” che rivendicava appunto questa “autonomia”.
Quindi la descrizione artistica delle opere: il grande quadro pagato dall’eremita Nicolai Lazzeri del 1746, gli affreschi, la pala, la via Crucis (nel 2005 venne ritagliato e rubato il volto di Cristo da una “stazione”) e poi le statue. Quella di San Giovanni Bosco con due bambini è un “ex voto”: i due bimbi con la maestra caddero nel Fersina e uno si salvò per intercessione di San Giovanni Bosco (era il 2 giugno 1931). Quindi la storia delle campane (ricerca di Vittorio Bortolamedi). Lunghi applausi del pubblico (un centinaio di persone) dopo quasi due ore. (r.g.)