Ecco “Exitus”, oltre due ore di emozioni 

Il 2 febbraio la prima del film di Bencivenga ambientato nel 1300 al castello di Pergine: tra amori, morti, armigeri e assalti


di Roberto Gerola


PERGINE. Ha tenuto banco per tutto il 2018 con le sue riprese, gli spot, le scene filmato in città e nei dintorni. Ora per il film “Exitus. Il passaggio” di Alessandro Bencivenga è il momento della presentazione: sabato prossimo alle 11, in sala Rossi, poi il 2 febbraio la “prima” in sala. I suoi riferimenti sono il 1356 e l’assalto al Castello con il capitano Francesco Fugazza (sostenuto dai “da Carrara”) e i Brandeburgo che volevano conquistarlo. In questo contesto, la storia raccontata nei testi di Alessandro Bencivenga e Marzio Polla trova qualche riferimento. Ma anche la fantasia ha un ruolo, anche perché la torbida epoca storica (appunto il 1300) si presta: streghe, veleni, trame fra le mura dei castelli, gelosie, tresche e tradimenti, morti più dalla finestra (o dalle mura) che nel proprio letto.

Personaggi sono Margherita (la bellissima e giovane moglie del capitano del castello), Francesco Fugazza (il capitano del castello appunto), Arlo (il pittore), Lerate (la strega). “Exitus. Il passaggio”, ma si potrebbe anche dire “Exitus. La morte”, proprio per come va a finire. Del resto il periodo, il luogo, i personaggi, la trama non potevano che generare la morte di quasi tutti i personaggi, oltre che di cavalieri, armigeri e popolani. Non casuali i molti riferimenti espliciti alle “Feste Medievali” di fine luglio. Lo stesso Giovanni Linzo (scultore di Pergine) avrà (anche se non nel film) una conclusione tragica finendo decapitato e bruciato per eresia. Linzo e Simone Baschenis (pittore, bergamasco), famoso per la Danza Macabra di Pinzolo, sul finire della prima metà del 1500 si ritrovano per parlare di un manoscritto (del 1359) che narra appunto di Margherita e Fugazza sposi, 200 anni prima. E il film si dipana tra i colloqui di Linzo e Baschenis (a Pinzolo) e gli eventi (tragici) dentro il castello di Pergine tra Margherita e Fugazza. I morti: la prima moglie di Fugazza (per mano di quest’ultimo), poi anche Margherita perché “amica” del pittore Arlo, la cameriera Eugenia, il padre di Margherita; poi appunto armigeri e popolani. In tutto questo tragico contesto, spiccano le parole, le frasi, i comportamenti (scritti e indicati nella trama) di Margherita: sono delicati, quasi a voler attenuare la ferocia di quei tempi. Sembrano usciti da mani femminili per non dire dalla penna di Marzia Polla, ed emozionano.

Due ore di film, anzi 2 ore e 5 minuti. Che volano, tanto è l’incalzare degli eventi. Se l’azione nella prima parte si sofferma ( ma senza lungaggini) su taluni aspetti (occorre capire l’alternarsi degli eventi tra il 1500 e 200 anni prima, e il loro evolversi), diventa poi coinvolgente al punto da dimenticare il passare il tempo, e a creare continue aspettative e curiosità su come andrà a finire. La coppia Margherita-Fugazza (1300) trova corrispondenza nella coppia Baschenis-Linzo (1500). A un Simone Baschenis artista infervorato, quasi ossessionato dalla storia di Margherita, che poi trasferirà con le sue emozioni insieme ai volti nei personaggi della Danza Macabra, fa compagnia l’amico Giovanni Linzo: personaggio signorile, pacato, suadente. Tra queste due coppie, le appunto tragiche vicende nelle sale di Castelpergine, nelle segrete, nei passaggi nascosti, nella stessa cappella: fanno da contrasto agli stupendi panorami, alle idilliache riprese dell’ambiente circostante (boschi, sentieri, prati, fiori, passeggiate notturne tra i merli). In definitiva, tutto da vedere anche due volte per gustarlo meglio. Spiccano la fedeltà dei costumi, dei cibi, la cura dei particolari, il gruppo perginese degli attori non protagonisti.

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