L’intervista

Passerotti: «Le Iti e quella grande lezione di vita del professor Crespi»

In attesa del raduno decennale dei diplomati all’Istituto, in programma a settembre, parlano i protagonisti di un’epoca

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Daniele Peretti


TRENTO. Maurizio Passerotti è il portavoce del comitato “Non perdiamoci di vista” che ogni dieci anni organizza il ritrovo dei diplomati Iti del 1964.

Sceglie l’indirizzo elettrotecnico dell’Iti perché?

Erano tempi duri e se si voleva studiare si doveva lavorare. Con i licei era obbligatoria l’università e così scelsi una scuola che mi permettesse di entrare subito nel mondo del lavoro.

Andò così?

Non proprio. Decisi di andare subito militare: corso ufficiali di Artiglieria pesante semovente a supporto di un Corpo d’Armata. Fui destinato al “fronte Est” e grazie anche all’indennità aggiuntiva mi potei iscrivere all’università a Padova: matematica con indirizzo applicativo elettronico, allora non esisteva nemmeno la parola informatica.

Fu il primo contatto col mondo dei computer?

Diciamo meglio che il contatto era un cavo di collegamento con l’Università di Bologna dove c’era il “cervellone”, mentre a Padova avevamo solo un lettore di schede perforate.

Tornando ai banchi di scuola, un ricordo.

Stiamo dicendo tutti la stessa cosa: i professori. Ho ancora viva l’emozione di quando l'ingegner Crespi ci raccontava della battaglia di Nikolaevka, era lui al comando e doveva prendere le decisioni. Ci ha insegnato che nella vita bisogna prendere delle decisioni anche con rapidità, tergiversare serve a poco.

Alle Iti ci torno’ anni dopo.

Da insegnante ai primi anni settanta e dopo essere stato a Ortisei entrai di ruolo, mi dimisi dopo un anno preferendo la libera professione.

Durante l’università fu anche responsabile delle neonata sezione di tiro (carabina sdraiata e in piedi e pistola) del Cus che si dice servì a formare alcuni brigatisti rossi, come andò?

All’allora presidente Marco Videsott arrivarono delle pressioni dal basso perché lo organizzasse, mi chiamò in quanto, in qualità di ex ufficiale, ero l’unico che conosceva che aveva una certa dimestichezza con le armi. Premetto che tutto era organizzato ufficialmente, si svolgeva al Poligono di tiro di Cadine ed anche la Questura ne era al corrente, però arrivò di tutto, anche quei nomi che anni dopo balzarono agli onori delle cronache come brigatisti, non ci facemmo mancare nemmeno l’infiltrato.

Ha fondato Informatica Trentina: quale fu il segreto del successo?

Un programma semplice alla portata di tutti. I precedenti erano fatti da specialisti per specialisti e l’impiegato allo sportello stava a guardare. Il nostro invece partiva da lui e dalle sue esigenze.

Avete informatizzato anche la Banca Nazionale di Romania.

Tra le altre cose c’era da gestire 20 milioni di conti correnti. Furono indirizzati a noi perché da Trento era partito un gestionale che stava rivoluzionando il mondo bancario, ne parlavano tutti.

È stato anche Console Onorario di Romania per Trentino Alto Adige.

Dal 2008 al 2019, fu un onore.

E non è il solo riconoscimento onorifico.

Premettendo che tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per il piacere di farlo e non per ottenere riconoscimenti, le dico che nel 1998 l’Università di Oradea riconoscendo i meriti del nostro software, con la motivazione “Ha contribuito in modo significativo allo sviluppo tecnologico della Romania” mi conferì la laurea ad honorem in Scienze Manageriali e Marketing. Nel 2007 la nomina a commendatore conferitami dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l’Ordine della Stella della Solidarietà.

Tutto pronto per il 16 settembre?

Tutto organizzato. Voglio però ringraziare pubblicamente Giuseppe Rizza fino a fine mese Dirigente Scolastico dell’Iti e da settembre nuovo Sovrintendente Scolastico, la vice preside e tutti i funzionari dell’Istituto Tecnico Industriale che si sono resi disponibili a questa nostra rimpatriata aprendoci le porte della scuola.













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