Fauna

Orso M49, il Consiglio di Stato boccia il ricorso degli animalisti

Respinto l’appello delle associazioni relative alla richiesta di annullare le ordinanze di cattura del plantigrado



TRENTO. La Terza sezione del Consiglio di Stato ha respinto l'appello delle associazioni animaliste relativo alla richiesta di annullare le ordinanze di cattura dell'orso M49 firmate dalla Provincia autonoma di Trento, presentato dopo una prima bocciatura da parte del Tar.

Secondo la Corte, presieduta da Franco Frattini, erano "sussistenti i presupposti per l'esercizio del potere contingibile e urgente" sulla base dei quali piazza Dante aveva deciso di emettere gli atti contestati. "A fronte del silenzio del ministero - ricorda la Corte - il presidente della Provincia ha fatto ricorso al potere di carattere eccezionale che gli consentiva di pervenire, attraverso un procedimento più snello, al risultato oggetto della richiesta di autorizzazione (catturare l'orso)".

La Corte ha inoltre ricordato che il ricorso all'ordinanza contestata "è ammesso anche dal Pacobace", il Piano d'Azione interregionale per la conservazione dell'Orso bruno sulle Alpi centro-orientali. Il ricorso davanti al Tar era stato proposto dall'associazione Lega Nazionale per la Difesa del Cane Animal Protection. Il tribunale lo aveva però cassato e così la palla è passata al Consiglio di Stato. Il quale, nella sua sentenza, ha comunque evidenziato che "la possibilità riconosciuta al presidente della Provincia di catturare e tenere in captivazione permanente specie protette non esonera lo stesso dall'assicurare all'esemplare un habitat il più vicino possibile a quello naturale, per non costringere tale esemplare a vivere in uno stato di abbrutimento".

Proteste, in merito alla decisione, dal mondo animalista: Ape (Alleanza popolare ecologista) ritiene la sentenza "la più brutta pagina sui diritti degli animali". 













Scuola & Ricerca

In primo piano

Podcast

Il Trentino nella Grande Guerra: gli sfollati trentini spediti in Alta Austria

Venezia e Ancona vengono bombardate dal cielo e dal mare. A Trento viene dato l’ordine di abbandonare il raggio della Regia fortezza, con i treni: tutti gli abitanti di S. Maria Maggiore devono partire. Lo stesso vale per Piedicastello e Vela, così come per la parrocchia Duomo. Ciascuno può portare con sé cibo e vetiti per 18 kg. Tutto il resto viene lasciato indietro: case, bestiame, attrezzi, tutto. Gli sfollati vengono mandati in Alta Austria. Rimarranno nelle baracche per 4 lunghi anni.