il dibattito

Orsi, interviene la Sat: «Prevenzione e abbattimenti, indispensabile l’accettazione sociale»

L’associazione dopo l'aggressione a Dro e il nuovo scontro al Tar: «Improbabile vietare agli escursionisti le zone occupate dall’orso. Giusto legalizzare lo spray per la difesa personale»

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TRENTO. La Sat interviene nel dibattito ormai quasi quotidiano sul tema dei Grandi Carnivori e sulla loro gestione, riesploso con il recente incidente con un’orsa accompagnata da piccoli, che ha aggredito un escursionista francese.

Nel sottolineare che il Pacobace, il Piano d’azione interregionale per la conservazione dell’orso bruno sulle Alpi Centro orientali, resta “lo strumento che dovrebbe guidare le scelte di gestione”, la Sat ricorda le misure di intervento previste per gli animali “problematici”, per i quali è prevista nei casi più estremi la rimozione o l’abbattimento degli individui coinvolti. «Comprendiamo e condividiamo, in linea generale, queste ultime possibilità di intervento, nel momento in cui ogni altra misura di prevenzione e dissuasione dovesse essersi conclusa senza successo, ritenendo importante anteporre sempre l'interesse della "specie", piuttosto che del singolo animale».

Relativamente all'indicazione del Tar di Trento, che ha accolto il ricorso degli animalisti sospendendo l’ordinanza di abbattimento di Kj1, di procedere all’interdizione dell’uomo in determinate aree occupate dall’ orso, l’associazione rileva che «considerata l'elevata mobilità della specie, considerata l'elusività dell’animale e l'assenza, allo stato attuale, di radiocollare, risulta inefficace e improbabile la reale possibilità di individuare in modo dinamico e giornaliero le aree da escludere alla frequentazione».

Allo stesso modo rimane difficile, se non impossibile, comunicare ai fruitori delle aree o ai manutentori dei sentieri gli aggiornamenti giornalieri.

«Riteniamo – scrive ancora la Sat – che, per poter garantire la coesistenza e la conservazione delle specie in un territorio con un’elevata antropizzazione quale è quello Trentino, solo il mantenimento di un adeguato livello di accettazione sociale possa garantire la conservazione sul lungo termine delle popolazioni di orso bruno».

Per raggiungere l’obiettivo, tre sono le indicazioni:

- la ricerca scientifica, quale strumento primario di conoscenza della popolazione trentina e della sua evoluzione nel tempo, da un punto di vista numerico, spaziale e genetico (oggi tra gli aspetti che più preoccupano sotto il profilo conservazionistico);

- la comunicazione, a tutti i livelli, per fornire alla comunità trentina e ai suoi visitatori consapevolezza e informazione nella modalità di fruizione del territorio;

- la prevenzione (es. bidoni anti-orso), quale mezzo per minimizzare i rischi derivanti dalla presenza del plantigrado e l’instaurarsi di comportamenti confidenti negli esemplari;

- l’adozione di sperimentazioni e buone pratiche, adottate in altre aree e di comprovata efficacia (es. legalizzazione spray anti-orso, per la difesa personale).













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