fauna

Orsetto M89, gli animalisti denunciano la Provincia: «Va liberato»

Iniziativa dell’Associazione Bearsandothers. Il cucciolo fu trovato a inizio aprile in val d’Algone e portato in un centro faunistico per rieducarlo a vivere in modo selvatico



TRENTO. L’Associazione Bearsandothers ha presentato denuncia-querela nei confronti della Provincia di Trento per la mancata liberazione dell’orsetto M89.

«La denuncia riguarda il cucciolo d’orso, noto come M89, che noi abbiamo sempre chiamato Honey data la sua dolcezza» – scrive l’associazione, che ripercorre la vicenda dell’orso.

Domenica 9 aprile 2023 avviene l’avvistamento di un cucciolo d’orso, da parte di un guardiacaccia in fondo ad un precipizio in Val d’Algone, in Trentino. Secondo la ricostruzione della forestale il piccolo, che ha solo due mesi di vita, era scivolato in un canalone. La madre, accompagnata da un altro cucciolo, non è riuscita a recuperare il suo piccolo che è finito in una zona vicina a un sentiero attraversato anche dagli escursionisti.

Per questo i forestali hanno monitorato la situazione per alcuni giorni, dopodiché, dal momento che il piccolo non è riuscito a ricongiungersi con la madre, lo hanno prelevato. Il cucciolo d’orso presentava una condizione critica, tale per cui il veterinario metteva in atto tutte le procedure cliniche per effettuare i necessari accertamenti e avviare la procedura di cura dell’animale.

Il processo di cura è durato qualche settimana, terminato il quale il giovane orso, perfettamente guarito, è stato spostato in una struttura attrezzata a Spormaggiore, per rieducarlo a vivere in maniera selvatica, quindi a tenerlo lontano dalla presenza umana e allenato a cercarsi il cibo, con tecniche specialistiche consolidate.

«Ora – scrive Bearsandothers - è giunto il momento di liberarlo e la provincia di Trento non concede l’autorizzazione a tale processo conclusivo dell’iter di riabilitazione totale del giovane orso». Perché una denuncia? «Perché l’orsetto è proprietà indisponibile dello Stato, quindi anche nostra e riteniamo che debba

rimesso in libertà e non possa essere condannato a vita a stare in prigione, senza aver commesso alcun fatto che determini qualsiasi applicazione di restrizione».

L’associazione ricorda la petizione lanciata che è arrivata a circa 8000 firme.













Scuola & Ricerca

In primo piano