Rio San Romedio trasformato in latrina 

Grave episodio di inquinamento segnalato ieri dai pescatori. Il liquame probabilmente è uscito da una cisterna


di Giacomo Eccher


SAN ROMEDIO. «Tanto lavoro per creare l’immagine pulita del santuario e della sua valle selvaggia ed intatta, e poi ecco come siamo ridotti!» Questa una delle tante affermazioni sconsolate delle persone che ieri mattina hanno visto il rio San Romedio trasformato in una latrina a cielo aperto, con le acque nere, una schiuma nauseabonda e i pesci morti impigliati nella frasche sulle rive anch’esse annerire e maleodoranti.

Una tragedia ambientale senza precedenti nella valle di Non, che pure fenomeni di inquinamento, nel lago di Santa Giustina e in qualche rigagnolo, ne ha già conosciuti, ma non così impattanti e compromettenti dell’habitat dell’intero corso di uno dei torrenti simbolo dell’Anaunia.

A dare l’allarme telefonando al 112, a quanto è dato di sapere, è stato un pescatore che ieri di buon mattino, con canna e lenza, si è avventurato lungo il rio per una salutare giornata di rilassante pescata. Sul rio San Romedio infatti la pesca è stata aperta il primo giorno di marzo e il torrente è una delle mete ambite dalle lenze nonese e non solo.

Per il pescatori la mattinata si è subito rivelata un incubo, quasi da non credere. L’allarme lanciato via cellulare ha subito allertato e fatto accorrere una pattuglia della Forestale della vicina stazione di Coredo e subito il tam tam sui social ha fatto affluire nella zona al Mulino, all’imbocco della valletta di San Romedio, numerosi residenti di Sanzeno e dintorni.

Per capire l’origine dell’inquinamento i forestali hanno ovviamente risalito il torrente nel ramo verso l’Alta Anaunia, perché è da quella zona che proveniva la massa di acqua nerastra e maleodorante quasi certamente fuoriuscita da una cisterna di stallatico.

Un gravissimo danno per l’ambiente e per l’ecosistema del torrente, che per di più in questi giorni è scarso di acqua. Adesso si spera in una abbondante precipitazione che, facendo salire il livello del deflusso, possa in qualche modo dilavare le rive imbrattate.

Sulle origini dell’inquinamento, ieri almeno nelle prime battute della giornata, no comment dei forestali impegnati nelle operazioni di verifica lungo le rive del torrente che nasce alle propaggini del Monte Roén, in Alta valle di Non.

Un caso analogo riguardante il Rio di San Romedio, ma non così grave, era successo una quindicina di anni fa lungo il Linor, affluente del San Romedio, e la cosa era finita in tribunale con la condanna di un allevatore dell’Alta valle. Adesso il caso si ripete e le conseguenze appaiono molto pesanti all’inizio della primavera e dell’afflusso di visitatori dello storico santuario noneso, una delle gemme del turismo trentino.













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