Nella Pieve di Revò la storia della cristianità
Revò. Tra gli eventi organizzati dalla parrocchia per ricordare i 500 anni della costruzione della chiesa di Revò, la serata con lo storico don Fortunato Turrini, molto partecipata, è stata...
Revò. Tra gli eventi organizzati dalla parrocchia per ricordare i 500 anni della costruzione della chiesa di Revò, la serata con lo storico don Fortunato Turrini, molto partecipata, è stata incentrata sulla storia della Pieve. Alessandro Rigatti, assessore alla cultura di Revò, ricordando gli appuntamenti per celebrare questo importante anniversario, l’ha introdotta così: «Questa prima serata che ha per titolo “La Pieve e le Pievi: assetto territoriale della Chiesa Anaune nella storia” fa parte di un ciclo di conferenze e eventi con cadenza mensile organizzati dal comitato scientifico, che cura anche la pubblicazione sulla chiesa». L’incontro ha permesso di capire meglio il significato della parola Pieve, la loro dislocazione in Trentino, il loro numero e i loro compiti. Anche padre Placido Pircali ha rilevato la grande importanza di questo evento: «Una grande testimonianza che ci arriva dal passato e dobbiamo fare in modo che fra 500 anni si possano festeggiare i 1000».
Viaggio nella storia
Don Turrini ha spiegato il significato di Chiesa, che deriva da “ecclesia” e significa: luogo dove si trova il popolo di Dio, ma che in seguito ha indicato l’edificio. Nel primo cristianesimo i cristiani potevano riunirsi solo in case private di fedeli benestanti che mettevano a disposizione il loro spazio privato. Dopo la liberalizzazione del culto da parte di Costantino, le chiese cominciano ad essere costruite nel IV secolo con delle regole precise ispirate ai simboli cristiani. Esse dovevano essere orientate verso est, dove sorge il sole, perché il fedele doveva procedere verso la luce (Dio). Solo nel medioevo nasce la cattedrale, la sede dove celebra il vescovo. Nell’anno 1000 si costruirono molte chiese perché iniziarono a fiorire molti pellegrinaggi da tutt’Europa per onorare le reliquie. Nel 1200 si iniziano a costruire in Europa e nel resto d’Italia le chiese gotiche, stile che nel Trentino continua a essere adottato fino al 1500 inoltrato, come questa di Revò che predilige gli archi acuti e non le forme tondeggianti, tipiche del romanico. Si inizia a parlare di Pieve ai tempi di Carlo Magno. In Trentino sono 68, 20 delle quali in Val di Non e 3 in Val di Sole. Carlo Magno volle che accanto a ogni chiesa ci fosse anche il campanile. Ogni chiesa aveva le sue rendite. Il primo documento che parla della Pieve in Trentino risale al 1106.
I primi documenti
Quelli che riguardano la Pieve di Revò risalgono al 1228. Il nome “pieve” deriva da “Plebs” che indica Popolo di Dio, era governata da un sacerdote che si chiamava pievano e aveva un suo beneficio; quella di Revò comprendeva anche Rumo, oltre a Romallo e Cagnò e Proves. A Revò c’era anche una confraternita di religiosi che aiutavano il pievano nelle cura delle anime. Il sostentamento del pievano avveniva tramite la celebrazione dei battesimi, dei matrimoni e dei funerali, che erano a pagamento. Qualche studioso ritiene che la chiesa pievana fosse il luogo dove ebbero origine le Carte di Regola perché lì la gente si incontrava e si fermava per discutere i problemi che riguardavano la comunità. La pieve aveva un fonte battesimale unico. L’istituzione pievana dura 1000 anni, poi nascono le parrocchie. La relazione di don Turrini è stata intervallata da alcuni brani delle composizioni del professor Camillo Flaim, docente di musica in pensione.