Agricoltori solandri a lezione di biodiversità
VAL DI SOLE. Alcuni giorni fa si è concluso il corso di formazione “Agricoltura e biodiversità in Val di Sole: per una gestione migliore delle risorse ambientali”. La partecipazione si è rivelata...
VAL DI SOLE. Alcuni giorni fa si è concluso il corso di formazione “Agricoltura e biodiversità in Val di Sole: per una gestione migliore delle risorse ambientali”. La partecipazione si è rivelata sopra le aspettative con più di 36 i partecipanti, per la maggior parte agricoltori solandri, ma non mancavano operatori della Valle di Non. L’iniziativa è stata promossa e finanziata dalla Rete di Riserve dell’Alto Noce in collaborazione con il Parco Nazionale dello Stelvio - settore trentino - e organizzata dal Centro istruzione e formazione della Fondazione Edmund Mach. Se il corso ha avuto successo è merito soprattutto della collaborazione dei portatori d’interesse del mondo agricolo: caseifici sociali, consorzio frutticolo, Unione Allevatori della Val di Sole, Coldiretti, Cia, Ufficio Agricolo Provinciale, Contadini Trentini, Associazione Apicoltori Solandri. Questi sono i partecipanti attivi del tavolo di confronto promosso dalla Rete di Riserve “Agricoltura e Biodiversità”, in seno al quale è nata l’idea del corso di formazione. “Con il percorso formativo volevamo sviluppare la consapevolezza negli operatori agricoli degli impatti ambientali derivanti dall’agricoltura con attenzione alle ricadute sulla biodiversità degli ecosistemi e sulla qualità dei corsi d’acqua” spiega Laura Marinelli, coordinatrice della Rete di Riserve Alto Noce.
Il corso della durata di 19 ore, si è svolto su due binari paralleli per gli operatori del settore zootecnico e quelli del settore frutticolo dando così la possibilità ai relatori di sviluppare tematiche specifiche per ogni attività, come ad esempio le strategie per preservare la biodiversità nei prati da sfalcio, le tecniche per il mantenimento della fertilità dei suoli e il riconoscimento di piante infestanti esotiche. Il corso si è svolto sia in classe sia sul campo attraverso la visita a un’azienda agricola virtuosa nella gestione del letame. Si è poi cercato di creare un rapporto virtuoso tra il settore della zootecnia e quello della frutticolturacon lo sviluppo di una filiera del letame compostato. La buona pratica del “cumulo rivoltato” è già una realtà per 5 allevatori della Val di Sole ed è un’opportunità che potrebbe diffondersi e generare numerosi effetti positivi tanto in ambito sociale quanto economico ed ambientale. (s.z.)