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Migranti, in Trentino poco meno di 50.000 residenti. Cresce l’occupazione, ma c’è il rischio "profughizzazione" in agricoltura

Le persone di origine straniera si attestano attorno al 9% dell’intera popolazione, la maggioranza sono donne. Sono sempre più i richiedenti asilo e rifugiati che trovano lavoro in agricoltura



TRENTO. Nel 2021 erano 48.700 gli stranieri residenti in provincia di Trento, secondo un dato Istat ancora provvisorio presentato oggi alla facoltà di Giurisprudenza in occasione del lancio del Dossier Statistico Immigrazione 2022.

«Si tratta di un dato leggermente inferiore a quello del 2020 - ha detto Serena Piovesan, referente per il Trentino del Centro studi e ricerche Idos, che cura il dossier - anche se non ci sono grosse variazioni: la presenza degli stranieri in Trentino resta al 9 per cento sul totale della popolazione».

A essere più rappresentate in provincia rimangono Albania, Romania, Marocco, Pakistan e Ucraina.

La popolazione straniera è composta perlopiù da donne (52%), ma in alcune comunità si trovano forti squilibri di genere: in quella pachistana a prevalere sono gli uomini, in quella ucraina le donne (75%).

Con la ripresa economica cresce l'occupazione anche per le persone straniere in Trentino, che ricoprono ancora un ruolo «essenziale» in settori come l'agricoltura, il turismo e l'assistenza.

«Chiaramente - precisa Piovesan - si tratta di un'occupazione fortemente caratterizzata da contratti a termine, ma la crescita è trasversale ai diversi settori. La comunità straniera, poi, era stata molto più penalizzata di quella italiana durante la pandemia sul versante lavorativo».

Anche in Trentino - ha aggiunto Piovesan - cominciano a essere visibili i primi segnali di "profughizzazione" del lavoro agricolo.

«Questo significa che c'è un progressivo aumento dei richiedenti asilo e dei rifugiati che vengono impiegati in agricoltura - dice Piovesan -, dove rimangono degli spazi scoperti dai lavoratori dell'Europa dell'Est che non arrivano con gli stessi numeri del passato. È un punto sul quale bisogna porre attenzione, perché il lavoro agricolo presenta dei rischi di sfruttamento e di caporalato».













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