Lockdown in Trentino, una "prigione" che ha segnato bambini e adulti
Sono stati 21.626 i questionari della Provincia compilati fra il 28 aprile e il 19 maggio 2020. "Fame" di incontro e socialità per piccoli e adolescenti, inquietudine e incertezza sul futuro per le persone mature (foto tema Ansa)
TRENTO. Tre questionari distinti, rivolti a bambini/e tra i 5 e 8 anni, ai giovani tra i 9 e 19 anni ed agli adulti con più di 20 anni residenti in provincia di Trento per un totale di 21.626 documenti compilati fra il 28 aprile e il 19 maggio 2020, suddivisi in 10.658 adulti, 7.270 giovani e 3.698 bambini/e. Sono queste le cifre della campagna di indagine rivolta alle famiglie trentine e avviata durante il lockdown dalla Provincia autonoma di Trento, tramite l’Agenzia per la famiglia, natalità e politiche giovanili e il Dipartimento Salute e politiche sociali, e con il supporto scientifico della Fondazione Franco Demarchi.
Ieri, giovedì 23 luglio, si è tenuto un webinar per gli operatori di settore, durante il quale amministratori, ricercatori e tecnici sono entrati nel dettaglio dell'indagine, spiegando alcuni degli interessanti risultati emersi dal punto di vista socio demografico, della quotidianità, di benessere e stili di vita, ma anche di emozioni, relazioni, scuola e lavoro, nonché del grado di soddisfazione alle iniziative messe in campo dai servizi territoriali.
In apertura i saluti dell'assessore alla salute, politiche sociali, disabilità e famiglia, che ha evidenziato come durante il lockdown sia mancata soprattutto la socialità, lo stare assieme "proprio per questo ci siamo impegnati per riaprire, appena le condizioni di sicurezza ce lo hanno permesso, i centri estivi, come pure asili nido e scuole materne", ora bisognerà lavorare sul futuro e "valutare i risultati per comprendere come organizzare al meglio i prossimi mesi".
E se Luciano Malfer, dirigente dell'Agenzia provinciale per la famiglia, ha illustrato gli obiettivi di questa operazione ascolto, che ha indagato gli aspetti relazionali, gli stili di vita, la quotidianità, le preoccupazioni e le reazioni emotive, ma anche gli aspetti scolastici e lavorativi, il presidente della Fondazione Franco Demarchi, Piergiorgio Reggio, ha spiegato come questa ricerca servirà per elaborare strategie efficaci, integrate, a medio e lungo termine, infine la sovrintendente scolastica Viviana Sbardella, nel portare i saluti dell'assessore provinciale all'istruzione, università e cultura, ha commentato come l'indagine rappresenti un importante punto di riferimento per il mondo della scuola.
A presentare l'indagine le ricercatrici della Fondazione Demarchi, quindi le riflessioni finali con tecnici ed esperti del Dipartimento provinciale salute e Politiche sociali, del Comitato Provinciale Unicef e del Forum delle associazioni familiari del Trentino.
Bambini 5-8 anni
Nel periodo di lockdown e all’inizio della fase due è emersa una chiara esigenza di socialità e di interazione con coetanei; la mancanza principale ha riguardato infatti le relazioni sociali. La percezione di malessere ha interessato maggiormente i bambini che hanno modificato le abitudini alimentari e del sonno, nello specifico mangiando e dormendo meno. Dalle risposte emerge come al 62,4% dei bambini non sia piaciuto il "nuovo modo" di studiare e il 74,2% si è dichiarato triste del fatto di non frequentare più la scuola.
Giovani 9-19 anni
I giovani hanno sentito maggiormente la mancanza di incontrare gli amici e di potersi muovere liberamente. Anche dalle loro risposte emerge una chiara esigenza di socialità, nonostante il mantenimento delle relazioni attraverso l’uso di strumenti tecnologici (più del 30% è connesso da 3 a 5 ore), la mancanza principale ha riguardato, infatti, le relazioni sociali. Per quanto riguarda la didattica a distanza la soddisfazione per questa modalità riporta una media di 6,09 (in una scala da 1 a 10). Sul tema delle preoccupazioni per gli effetti che l'emergenza Covid-19 avrà sulla propria vita al crescere dell'età aumenta il livello di preoccupazione. Il 35,3% dei giovani ritiene che la relazione con familiari sia migliorata.
Adulti 20+ anni
Dai questionari emerge che circa il 42% degli occupati ha lavorato in smart working e il 35% nella sede abituale. Quasi l'11% si trovava in cassa integrazione. Gli adulti si sono mostrati preoccupati per gli effetti che l’emergenza Covid-19 avrà sulle loro vite, sulle vite dei loro figli e dei genitori anziani. L’elemento di maggiore preoccupazione riguarda tuttavia l'impatto dell’emergenza sanitaria sulle condizioni sociali e sul sistema economico provinciale, oltre che sulle modifiche delle abitudini sociali.
Genitori di bambini 0-4 anni
I genitori di bambini da 0-4 anni hanno notato dei cambiamenti nei comportamenti dei propri figli: il 72,7% il maggior bisogno di vicinanza al genitore, il 50,8% esplosioni di rabbia o maggiore irritabilità, il 39,2% la perdita di abitudini, il 35,8% la difficoltà ad addormentarsi o maggiori risvegli durante la notte, il 33% la difficoltà a rispettare i nuovi ritmi quotidiani della famiglia, il 24,9% l'aumento di paure e il 24,2% regressioni di alcuni comportamenti.