«Maria mi ha fatta sempre sentire a casa»
Il ricordo di Tania, badante della nonna di Calavino morta a 106 anni: «Era una seconda mamma»
CALAVINO. Anche nei paesi della valle dei Laghi il fenomeno delle badanti, provenienti nella quasi totalità dai paesi dell’Est a sostegno delle persone anziane, è piuttosto diffuso al punto che se ne contano diverse decine. Nato come un’emergenza d’intervento sociale nella seconda metà degli anni novanta, il fenomeno si è via via accresciuto non solo nel numero, ma anche dal punto di vista qualitativo per quanto riguarda l’assistenza. Rispetto ad una decina d’anni fa sono decisamente migliorate le condizioni di lavoro delle badanti e anche l’utilizzo dei sistemi informatici via internet permette loro di stabilire contatti anche visivi giornalieri con i familiari lontani. Al di là del rapporto di amicizia, che si viene ad instaurare fra loro al fine di organizzare il loro tempo libero, anche le comunità hanno dimostrato di apprezzare questo importante lavoro.
A questo proposito ecco la recente testimonianza di Tania (moldava), che ha letto al funerale di Maria Ricci, la nonna di Calavino deceduta qualche giorno fa a 106 anni: «Pur nella triste circostanza dell’addio a Maria, non posso fare a meno di esprimere alcune brevi riflessioni su questa mia lunga permanenza a Calavino, che per me ha segnato una tappa determinante della mia vita. Innanzitutto il primo pensiero a Maria, che per me è stata una seconda mamma, cercando di mettermi a mio agio in tutto e per tutto, facendomi apprezzare, al di là del rapporto di servizio, il vero senso dell’ospitalità, del rispetto e dell’affetto per una persona, emigrata per motivi di lavoro dalla lontana Moldavia, dove aveva dovuto lasciare tutto (famiglia, parenti e amici) per iniziare in un paese straniero una nuova fase della propria vita. Per me il rapporto con Maria è stato fondamentale per superare soprattutto le difficoltà del primo periodo, apprezzando la mia disponibilità nel cercare di soddisfare le sue esigenze e mettendomi a mio agio in questo nuovo lavoro. Un rapporto con lei, che si è via, via rafforzato giorno per giorno in questi 12 anni, grazie a quell’umanità che riesce a infrangere qualsiasi barriera di diffidenza nei confronti delle persone, che non si conoscono ed a quella lucidità mentale, che l’ha accompagnata fino agli ultimi istanti di vita. Un sentito grazie, poi, ai parenti, che hanno anch’essi agevolato il mio compito, a partire dai nipoti Umberto e Virginia, che mi hanno accolto nella loro casa come una persona amica, dandomi subito quella fiducia, che rende qualsiasi rapporto più facile e sincero. Non da meno le nipoti alessandra e Carla, con le quali nel corso delle loro visite settimanali alla zia si è instaurato un rapporto di vera amicizia, apprezzando il mio lavoro e dedizione a Maria. Infine un sentito grazie all’intera comunità di Calavino, che mi ha accolta fin dai primi giorni come una loro compaesana. Niente di straordinario, ma quel modo amichevole e disponibile nel rapportarsi alla vita di tutti i giorni, dal semplice saluto allo scambio di quattro parole, che ti dà di stima e fiducia e che ti fa sentire una di loro. Un grazie a tutti e la consapevolezza che il ricordo della permanenza a Calavino, accanto a quello incancellabile per Maria, sarà sempre presente nel mio cuore».