“La guerra rustica del 1525” nel focus di “Retrospettive”
Valle dei laghi. È in distribuzione in questi giorni nei paesi della valle il primo numero 2020 di “Retrospettive”, la rivista semestrale, edita dall’omonima Associazione che quest’anno tocca i 35...
Valle dei laghi. È in distribuzione in questi giorni nei paesi della valle il primo numero 2020 di “Retrospettive”, la rivista semestrale, edita dall’omonima Associazione che quest’anno tocca i 35 anni di attività. Dopo aver dedicato alcuni numeri ai fatti della Prima Guerra Mondiale, con particolare riferimento a documentazione inedita, legata ai diari di guerra, l’argomento monografico del nuovo numero ha inteso sviluppare le vicende legate alla “Guerra rustica del 1525” con riferimento alle comunità della valle dei Laghi.
Nonostante abboccamenti e riunioni si precisa negli scritti che non vi fu un’unità d’intenti, ossia comunità che svolsero un ruolo di primo piano nella ribellione contro il principe vescovo Bernardo Clesio (Cavedine, Terlago, Cadine e Sopramonte), altre poco convinte per paura di ritorsioni (Calavino, Lasino e parte del Pe de Gazza), infine altre (Vezzano e Padergnone) che si rifiutarono di aderire al “cartello di valle”, astenendosi da qualsiasi atto d’insubordinazione e venendo poi premiate dal Clesio per la loro fedeltà.
Infatti Vezzano venne elevata al rango di Borgata con le due porte all’entrata e all’uscita dall’abitato e soprattutto assieme a Padergnone riuscì a staccarsi dalla pieve del Pe de Gaza, costituendo una comunità a sé.
Nell’approfondimento del tema si è anche cercato di sfatare, almeno per la valle dei laghi, quel luogo comune che fosse l’intera comunità (tranne qualche caso) su base di decisioni condivise dalle assemblee locali con a capo i rispettivi sindaci a muovere contro il principe-vescovo; in realtà furono soprattutto i signorotti locali, che avevano costruito la loro fortuna su investiture e soprattutto attraverso contratti privilegiati di natura socio-economica con la curia vescovile, che, intendendo scrollarsi di dosso il potere vescovile, trovarono terreno fertile nella condizione di estrema povertà della gente rurale per spingere le masse alla rivolta. Interessante la rubrica, che, curata da Ettore Parisi sulla ricostruzione degli alberi genealogici delle famiglie della valle, riscontra sempre un grande successo.
Infine le attività laboratoriali del Museo della “Dòna de ‘sti ani” con le scuole del territorio su temi legati alla civiltà contadina di un tempo: nell’ultimo incontro la realizzazione delle “sgarnère” con gli istruttori Sergio (le rustiche scope di una volta) e gli gnocchi secondo la vecchia ricetta contadina con le “cuoche” Tiziana, Loretta, Ernestina, Giovanna e Dory.