Iniziata a Lagolo la guerra al temibile gambero killer 

Lunedì due esperte (della Fem e del Muse) hanno messo in acqua 48 trappole e cominciato a schedare i crostacei. L’obiettivo è ridurli o eliminarli dal laghetto


di Mariano Bosetti


LAGOLO. Alcuni anni fa i tecnici della Fondazione Edmund Mach, nel corso dei normali monitoraggi per “misurare” lo stato di salute del lago di Lagolo, si erano accorti della presenza del cosiddetto “gambero killer” o gambero rosso della Louisiana, un crostaceo originario dello stato meridionale degli Stati Uniti estremamente aggressivo e dannoso per gli ambienti in cui si insedia.

Per iniziativa della Rete delle Riserve del Sarca e con un finanziamento ad hoc, si è deciso di intervenire sul laghetto nel comune di Madruzzo iniziando un percorso che attraverso varie fasi porterà - questo almeno è l’obiettivo - alla graduale eliminazione della specie aliena.

L’idrobiologa della Fem Maria Cristina Bruno e la ricercatrice del Muse esperta in zoologia degli invertebrati Sonia Endrizzi (che hanno già curato la stesura del Piano di gestione del gambero in Trentino) sono quindi state incaricate di effettuare ulteriori monitoraggi a Lagolo allo scopo di stabilire la diffusione e le caratteristiche del gambero infestatore; in base ai risultati si potranno poi attuare le tecniche più opportune per rimuoverlo o quanto meno per indebolirne la popolazione.

Bruno ed Endrizzi si sono messe al lavoro lunedì scorso. La verifica è iniziata con la messa in acqua di 48 trappole ed è proseguita con quattro interventi: la cattura dei gamberi, la numerazione con schedatura dei dati (lunghezza, peso, sesso) e quindi la liberazione. Gli esemplari di gambero catturati sono mediamente di 4-5 centimetri (ma possono superare i 12). Nei prossimi mesi le ricercatrici presenteranno i risultati dell’indagine.

Il gambero rosso della Louisiana se diffuso in uno specchio d’acqua come quello di Lagolo porta alla graduale alterazione dell’ecosistema lacuale per il sovrasfruttamento delle risorse a danno delle altre specie faunistiche presenti. La sua pericolosità deriva dalla velocità di proliferazione e accrescimento: rispetto ai gamberi autoctoni, ha un ciclo vitale più breve ed un più elevato tasso riproduttivo. Come non bastasse, è portatore di un fungo piuttosto resistente che determina la distruzione dei gamberi autoctoni.

Ecco perché è un obiettivo primario evitare che il gambero killer dal laghetto di Lagolo finisca in corsi d’acqua, canali e quindi altri laghi, come è già successo nella pianura Padana, dove ha causato danni ingenti tra cui la distruzione di risaie.

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