La scuola ha bisogno di voltare pagina
L’impianto scolastico italiano è fermo agli inizi del ‘900. Occorre ripensarlo, chiedendosi se la scuola debba impegnarsi a selezionare o a formare senza lasciare indietro nessuno
ROVERETO. Entrambe le metafore “dicono” l'identità e i desideri di un'istituzione educativa che oggi, dopo aver attraversato secoli, vuole recuperare la consapevolezza del valore del proprio passato per immaginare un futuro possibile verso cui dirigersi e da delineare a beneficio di tutti. Questa istituzione educativa si chiama Liceo Antonio Rosmini di Rovereto. Un Liceo dal quale sono passate decine di generazioni di trentini e che ora, nel proprio 350esimo compleanno, non vuole sprecare in sterili celebrazioni l'occasione di un genetliaco importante come questo preferendo, invece, costruire un progetto che generi qualcosa.
E offrire un contributo significativo utile non solo per sé ma anche al mondo della scuola in generale, di oggi e di domani. All'origine di quest’indubbiamente ambiziosa (ma non ingiustificata) prospettiva, c'è la convinzione che per rispondere davvero al bisogno di formazione dei ragazzi sia opportuno (e urgente) ripensare alla base il sistema scolastico italiano.
Il nostro è infatti un sistema troppo vecchio e rispondente a un modello introdotto di inizio '900 ormai del tutto superato e inadeguato. Ma per spingersi in questa direzione in un modo non avventato né avventuroso, è necessario partire da una conoscenza seria, scientificamente fondata e puntuale di come stanno realmente le cose, assumendo il punto di vista della missione specifica della scuola. Si tratta allora, innanzitutto, di entrare nel merito del funzionamento dei processi di apprendimento anche con l'apporto delle neuroscienze.
Si tratta inoltre di considerare anche il ruolo e l'influenza tutt'altro che trascurabili che nel processo di apprendimento esercitano le emozioni. E vanno date risposte non ideologiche né superficiali alla domanda se la scuola debba impegnarsi a selezionare o a formare senza lasciare indietro nessuno. Per promuovere un cambiamento della scuola e nella scuola, occorre comprendere, in secondo luogo, come è cambiato il mondo mentre il sistema educativo italiano rimaneva fermo. Questo vuol dire prendere coscienza dei mutamenti intervenuti dal secolo scorso a oggi nel contesto culturale, nell' “umanesimo” intorno a noi. E indicare quali saranno le professioni del futuro, soffermandosi sull'innovazione digitale già in atto e su quella che verrà.
Solo dopo aver esplorato questi territori sarà possibile addentrarsi nei cambiamenti avvenuti, in corso e che si possono introdurre nella scuola di oggi per creare condizioni utili ad affrontare le sfide che sono ormai dietro l'angolo. Abbiamo bisogno di una narrazione credibile della scuola di oggi, e di immaginare in modo plausibile quella di domani. Abbiamo bisogno di riconoscere con molto disincanto le grandi criticità della scuola attuale per decidere al più presto su quale strada incamminarci. Ecco perché il Liceo Rosmini di Rovereto metterà questi e altri temi sotto la lente di ingrandimento nel convegno nazionale organizzato venerdì 19 e sabato 20 maggio (seconda e terza sessione al teatro Zandonai) con l'intervento di docenti e ricercatori specializzati provenienti da vari atenei Italiani e dall'estero, esperti e intellettuali.
L'auspicio è che studenti, insegnanti, dirigenti e chiunque abbia a cuore le sorti della scuola e della formazione dei giovani nel nostro Paese, colga l'occasione di queste due giornate di valutazioni, riflessioni, proposte e dibattito. Perché anche la loro partecipazione contribuirebbe a imprimere quella spinta di cui tutta la scuola ha bisogno per riuscire, finalmente, a voltare pagina.