La “maturanda ostinata” alza bandiera bianca: stop ai ricorsi
Dopo il braccio di ferro col liceo Da Vinci, gli avvocati presentano istanza di rinuncia. Ammessa con riserva all'esame, aveva cinque materie insufficienti
TRENTO. La "maturanda ostinata" e la sua famiglia alzano bandiera bianca.
Nei giorni scorsi i legali della studentessa Chiara D'Avanzo hanno presentato istanza di rinuncia. Dopo l'ammissione con riserva all'esame di Stato (la giovane portava in dote cinque insufficienze in materie chiave) i genitori della ragazza avevano sperato nel "colpo di scena", in una performance tale da garantirle la promozione contro ogni pronostico, ma le cose non sono andate così e alla fine è arrivata la bocciatura.
Così, dopo qualche settimana, hanno deciso di rinunciare ad eventuali ricorsi.
L'estate 2023 non sarà dimenticata facilmente al liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Trento. La vicenda è nota.
Riassunto delle puntate precedenti: il consiglio di classe di una quinta decide di non ammettere alla Maturità la studentessa carente in una cinquina di materie. La ragazza, sostenuta dai genitori, non si è data per vinta ed ha giocato la "carta giudiziaria" facendo ricorso al Tribunale regionale di giustizia amministrativa contro la scuola, "rea" di non averle concesso di affrontare le prove scritte e l'orale. Fra le motivazioni del ricorso al Tar c'è che lei sarebbe stata danneggiata dal fatto che il liceo non avrebbe attivato i pur previsti corsi di recupero.
Così il collegio dei giudici del Tar, presieduto dal presidente Fulvio Rocco, con decreto del 23 giugno, l'hanno ammessa alla Maturità, con riserva. Il 5 luglio si è tenuta la prima prova scritta, il 6 luglio la seconda e il 27 luglio l'orale. La scuola ha sempre cercato di tutelare la ragazza e anche ieri la preside Tiziana Rossi, che abbiamo raggiunto al telefono, non ha voluto rispondere alle nostre domande ma inevitabilmente il caso è diventato di dominio pubblico. L'interesse è inevitabile.
C'era la questione del "pacchetto di insufficienze" e quella delle critiche mosse agli insegnanti del Da Vinci. A tutto ciò si devono aggiungere le due lettere partite da Trento, entrambe indirizzate al ministro dell'istruzione Giuseppe Valditara. Una missiva (datata 11 luglio) porta la firma del professore di matematica Alessio Marinelli e quelle di altri 110 colleghi: docenti che difendono il diritto di chi è in cattedra di valutare serenamente gli allievi.
A questa Valditara ha risposto dando sostanzialmente ragione agli insegnanti che rivendicavano la tutela del proprio ruolo.
Una seconda lettera recapitata al Dicastero (datata 15 luglio) porta la firma del padre della ragazza, il professor Ernesto D'Avanzo, docente di marketing, incardinato presso il Dipartimento di economia e management dell'Università di Trento. Il dettaglio non è irrilevante perché nell'opera di contestazione della non ammissione si è fatto riferimento anche al fatto che la studentessa aveva superato il test di accesso alla Facoltà di Economia. Da accademico, impegnato nella struttura dell'ateneo trentino, il professor D'Avanzo, nel suo messaggio al ministro ha detto che «lascia perplessi la richiesta dei firmatari della lettera (i prof del Da Vinci, ndr) che rivendicano la "centralità dell'insegnante nella scuola" dimenticandosi dell'altrettanta importanza dello studente, vero "fuoco" della scuola».
C'è poi un riferimento alle critiche ai test di ammissione all'Università. Ancora dalla lettera del professor D'Avanzo al ministro Valditara: «Alcuni insegnanti del Liceo Da Vinci (43 mi pare) sono noti anche per le proprie iniziative contro i Tolc, i test per l'ammissione all'università. Gli insegnanti parlano, fra l'altro, dei Tolc come di "una spada di Damocle"».
La lettera di un padre preoccupato per la figlia e il suo futuro è in sé legittima. Ma non stiamo parlando di un padre qualsiasi, di un impiegato o di un operaio. Parliamo di un professore universitario che contesta gli insegnanti superiori per le loro critiche al sistema di accesso all'ateneo e lo fa scrivendo al massimo rappresentante politico del mondo della scuola e dell'università, il ministro appunto. Nell'Università di Trento, al netto della difesa d'ufficio del sistema dei Tolc, l'uscita pubblica del professore ha fatto storcere il naso a qualche collega di via Inama.
Mentre nei corridoi del Da Vinci - che, come detto, ha sempre cercato di tutelare l'allieva (che era passata dal Liceo Galilei al Da Vinci per fare il quinto anno) - c'è chi fa notare che un ricorso al Tar- che peraltro può essere fatto solo da chi lo può sostenere econonomicamente - rischia di delegittimare i professori superiori.
Al termine dell'esame di Maturità è arrivata la bocciatura. La questione fa discutere perché - al di là della vicenda personale - nella polemica scolastica sono stati tirati in ballo gli insegnanti e pure il ministro dell'istruzione. In quei giorni si sono susseguite le discussioni circa il ruolo dei docenti delle scuole superiori. Parliamo nello specifico di quelli del Da Vinci che, a fronte delle lacune dell'allieva, hanno fatto ciò che si chiede a dei professionisti dell'educazione: fare una valutazione, dare un giudizio, prendere la decisione conseguente.
Cosa abbiamo imparato da questa vicenda?
Quella a cui si è assistito è parsa una rappresentazione plastica di cosa funziona o non funziona oggi nella nostra società e la scuola è la prima "società" nella quale vengono immersi i giovani: è in quegli anni (soprattutto dal terzo in poi) che si formano i nuovi cittadini a cui si dovrebbero insegnare anche la correttezza, le regole della convivenza, il rispetto reciproco, la legalità e il senso di giustizia. Questioni, queste, di competenza della scuola e della famiglia.In questa storia - che riguarda l'istruzione e i poteri in conflitto - abbiamo visto una famiglia, professionalmente impegnata all'Università di Trento e in Fbk - che ha scelto le vie legali per dare protezione alla figlia; abbiamo visto una ragazza con qualche difficoltà ma con indubbie risorse: Chiara D'Avanzo non solo aveva superato il test di ammissione a Economia, ma collabora da tempo con il "Y Lab" scrivendo per "Y People - che si occupa di innovazione sociale e digitale - collegata all'Università di Trento (Economia in particolare), alla Ca' Foscari e all'Università di Salerno. Due le sedi: via Salé 33 a Povo e Corso Umberto I ad Avellino. Abbiamo poi visto degli insegnanti (quelli del Liceo Leonardo Da Vinci) che si sono sentiti messi sotto pressione (oltre alla lettera della famiglia al ministro si registra la presenza alle prove d'esame degli avvocati, che hanno "scortato" la studentessa assieme al padre). Il rischio - si dice - è che questi episodi (le bocciature contestate davanti al Tar) per gli insegananti diventino un monito per il futuro, che si può tradurre in un "tutti promossi sempre".