La Lega pronta a sospendere Divina per la linea “contraria” al partito
Decisive le uscite pubbliche in cui l’ex senatore ha apostrofato il gruppo dirigente. Bocche cucite nel Carroccio ma il direttivo ha confezionato un’ipotesi di sospensione di sei mesi (Divina con Maurizio Fugatti in una foto di repertorio)
TRENTO. A mali estremi, estremi rimedi. Deve aver pensato così il gruppo dirigente della Lega, dopo lo stillicidio di piccoli-grandi scontri fra chi interpreta la linea del partito e chi, come l’ex senatore Sergio Divina, vi si oppone. E così alla riunione del direttivo della Lega di lunedì 3 luglio si è confezionata l’ipotesi di una sospensione di sei mesi di Sergio Divina dal partito. Ipotesi condivisa da tutti i presenti alla riunione.
Certo che in un momento così teso, mentre è in corso una dura “battaglia dei nervi” con Fratelli d’Italia sul nome del candidato presidente (oltre che sull’alleanza stessa), è ovvio che il livello di irritabilità interna alla Lega è divenuto altissimo. E così nella motivazione della sospensione saranno inserite certamente tutte le posizioni critiche assunte dal senatore negli ultimi mesi, a partire dai tempi del concerto di Vasco Rossi, ma in particolare quelle degli ultimi giorni, dove Divina, pubblicamente, con intervista, ha sostenuto che nella costruzione di un’alleanza elettorale chi dirige la Lega non può muoversi con tale “arroganza e prepotenza” nei confronti di Fratelli d’Italia. Insomma nelle motivazioni questa “uscita di carreggiata” di Divina rispetto ai vertici della Lega sarà certamente centrale, visto che in una sola frase il senatore mette in dubbio sia la candidatura a presidente di Fugatti (su cui tutto il gruppo dirigente attuale della Lega è concorde) sia il modo con cui il commissario Diego Binelli e gli altri dirigenti di partito hanno impostato il “confronto” con Fratelli d’Italia. Ma nelle motivazioni, oltre a contrasti di linea politica, ci dovrebbe essere spazio per contestare a Divina che si sarebbe mosso (o avrebbe lasciato che il suo entourage - fra ex leghisti e leghisti attuali - si muovesse) per costruire una lista nei fatti alternativa alla Lega.
Come il lettore può comprendere qui si entra in un “territorio” in cui i partiti politici non si muovono certo con le garanzie tipiche di un tribunale ordinario, né si può contare in generale su uno staff di probiviri che riesca ad avere una posizione di terzietà rispetto a chi accusa e chi è accusato, abbracciando “solitamente” la linea di chi nel partito “vince”. Quindi se la sospensione di sei mesi venisse inflitta a Divina, sarebbe senza dubbio uno scacco (in termini elettorali) per l’ex senatore.
Tra i membri del direttivo le bocche erano tutte cucite. Consapevoli tutti che la decisione non sarebbe certo una cosa di poco conto sulla strada verso le elezioni. Anche perché di Divina si è parlato a più riprese come di un possibile candidato “sostitutivo” di Fugatti (secondo ambienti ostili a Fugatti, ovviamente), anzi, “il” candidato che potrebbe rendere accettabile alla Lega il cambio in corsa, che potrebbe convincere anche Matteo Salvini (che, ricordiamo, è il possessore del simbolo di “Lega Salvini”), Salvini che ha sempre sostenuto che “squadra che vince non si cambia, Fugatti è il nostro presidente”.
Bocche cucite, quindi, ma è comunque tutto pronto per il provvedimento disciplinare. Che, peraltro, è pure l’anticamera di una eventuale espulsione, nel caso in cui il senatore dovesse “macchiarsi” di altre iniziative contrarie alla linea attuale del partito. Fra i leghisti, peraltro, lunedì serpeggiava una discreta soddisfazione sia per il fatto che Fugatti è stato formalmente investito - con la riunione al Mas dei Chini del mandato di andare a trattare con Fratelli d’Italia (tutti i partiti hanno riconosciuto in lui il candidato, nonché l’ambasciatore per intavolare la trattativa con il partito di Meloni), sia perché il commissario di FdI Urzì, pur mantenendo una posizione rigida, ha offerto qualche spiraglio nei toni. La “candidatura ombra” di Divina, insomma, pare stia perdere consistenza. Ma - come abbiamo imparato in questi mesi - mai dire mai.