La Cassazione: stop al vilipendio del tricolore
Depositate le motivazioni dell'annullamento delle assoluzioni di Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler dei Sudtiroler Freiheit. Ci sarà un processo di appello bis
BOLZANO. Nessuna giustificazione, in nome del diritto alla critica politica, può essere concessa ai separatisti altoatesini quando sui loro manifesti denigrano il tricolore italiano paragonandolo a «spazzatura e sudiciume» da togliere per fare posto al vessillo tirolese.
È questo il parere della Cassazione che - nelle motivazioni di annullamento dell'assoluzione dall'accusa di vilipendio al tricolore nei confronti di Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler dei Sudtiroler Freiheit - ricorda che la libertà di pensiero è senz'altro tutelata dalla Costituzione, ma non bisogna dimenticare che anche il tricolore gode della stessa "protezione".
La libertà di pensiero e di critica politica, afferma il verdetto 1903 della Prima sezione penale - «non può trascendere in espressioni di ingiuria o di disprezzo che leda il prestigio e l'onore dello Stato, dei suoi emblemi e delle sue istituzioni, pure tutelati con valenza primaria, ovvero in offese grossolane e brutali prive di correlazione con una critica obiettiva».
Così, i supremi giudici hanno spiegato, nelle motivazioni depositate oggi, perché lo scorso 26 ottobre, hanno deciso di riaprire il processo nei confronti di Eva Klotz, Sven Knoll e Werner Thaler.
I tre erano stati processati in primo grado dal Tribunale di Bolzano che, il dieci ottobre 2014, li aveva condannati alla pena di tremila euro di multa ciascuno con la concessione delle circostanze attenuanti per aver diffuso nell'ottobre del 2010 in occasione del novantesimo anniversario dell'annessione dell'Alto Adige all'Italia, circa 800 manifesti, 596 dei quali affissi in vari comuni della provincia di Bolzano, poi sequestrati e rimossi.
Raffiguravano, tra l'altro, una scopa che spazzava via il tricolore, degradandolo con i termini tedeschi «sudiciume e sporcizia» per far posto alla bandiera sudtirolese.
La Corte di Appello di Trento il 5 ottobre del 2016, invece, riconobbe ai tre imputati il diritto di critica, assolvendoli. Una decisione non condivisa dalla Suprema Corte che ha accolto il reclamo del Procuratore generale della corte trentina disponendo l'appello bis.