L'emergenza da Covid-19 fa esplodere le liti in casa
La convivenza forzata sta mettendo a dura prova anche i rapporti in famiglia Tra vicini si finisce per litigare anche per noia. Preoccupa invece il silenzio dei centri antiviolenza: rischiano le donne maltrattate e recluse
TRENTO. Da quando il blocco quasi totale delle attività è stato ordinato per decreto del presidente del Consiglio Conte, sono crollate, o addirittura azzerate, alcune casistiche di reati, come quelle legate ai furti, rapine e risse.
In compenso, alcune tipologie di richieste di intervento sono aumentate, e di certo la clausura forzata per l’emergenza sanitaria gioca un ruolo. Si tratta infatti di litigi in famiglia, tra marito e moglie, o tra figli e genitori, o ancora tra figli medesimi.
In aumento anche le liti tra vicini: la costrizione in casa porta con sé un certo coefficiente di noia che alcuni scaricano osservando con ossessività il vicino, quello con cui magari ci si è sempre salutati con cordialità sul giroscale, ma che all’improvviso, complice la permanenza domicliare forzata, si scopre essere un “nemico” della propria quiete.
Comprensibile pure, ma non è un bel segnale, è la totale assenza di chiamate di donne maltrattate dai loro uomini. Non significa certo che il fenomeno sia rientrato, anzi, questo silenzio dovrebbe suonare allarmante, e lo hanno sottolineato nei giorni scorsi anche sia la Casa Rifugio di Rovereto che il Centro Antiviolenza di Trento. L’invito alle donne maltrattate è di sfuggire al controllo di un partner violento, anche utilizzando una scusa, come quella di andare a buttare la spazzatura, per contattare i due centri. Di cui ricordiamo i recapiti: il Centro Antiviolenza di Trento risponde al numero 0461. 220048, mentre Ia Casa Rifugio Famiglia Materna risponde allo 0464. 435044.