In Trentino un inceneritore da 80mila tonnellate: con la differenziata al massimo si ridurrebbe a 75 mila
Conferenza di informazione in consiglio provinciale: scartata l’ipotesi di portare il residuo a Bolzano. Ancora da definire se si farà a Trento o a Rovereto. Ragazzi (Unitn): «Servirà uno studio sul sito»
TRENTO. La produzione di rifiuto residuo, quindi non differenziabile, in Trentino è ancora di 80.000 tonnellate e l'unico spazio, con le discariche ormai chiuse, è rappresentato dall'allargamento del catino nord di Ischia Podetti per 250.000 tonnellate. Ci sono spazi di miglioramento per la differenziata ma rimarrà sempre il problema di una considerevole massa di residuo. È quanto emerso dalla Conferenza d'informazione sui rifiuti organizzata dal Consiglio provinciale di Trento su impulso dei consiglieri di minoranza Paolo Zanella (Futura), Luca Zeni (Pd) e Alex Marini (Gruppo misto). Chiara Lo Cicero (Appa) ha presentato i contenuti dell'addendum del V aggiornamento che verrà adottato in via preliminare venerdì dalla giunta per poi aprire la fase del confronto pubblico.
L'obiettivo fondamentale è valutare l'eventuale necessità di un impianto di trattamento termico del rifiuto. Prima di parlare dell'impianto si devono però perseguire gli obiettivi del V aggiornamento con la riduzione della produzione, l'aumento e la qualità della differenziata e il recupero di materiale, obiettivi che vengono prima del recupero di energia. Per fare questo va unificato il sistema di raccolta provinciale. Ci si trova in un momento difficile, ha ricordato Lo Cicero, perché non abbiamo l'impianto e non abbiamo le discariche e in più ci si trova di fronte ad un mercato inquieto. Con lo scenario che prevede l'impianto termico da 82 mila i costi si abbasserebbero a 50 euro a tonnellata, mentre con il pre trattamento si passerebbe a 89, 23 euro.
Con lo scenario della massima differenziata, si ridurrebbe a 75 mila tonnellate l'impianto ma i costi rimarrebbero più o meno li stessi. Si sono analizzati anche altri scenari ipotizzando di estendere a tutta la provincia il bacino della produzione di rifiuti della Val di Sole che è il più basso, ma l'operazione non risulta fattibile. Si è poi pensato di portare tutta l'indifferenziata a Bolzano ma anche in questo caso non si riuscirebbe a risolvere il problema.
“Per il nuovo impianto sarà necessario effettuare uno studio di impatto ambientale e comparativo sull'ubicazione”, ha detto il delegato del rettore dell'Università di Trento alla sostenibilità, Marco Ragazzi, intervenendo nell'ambito della conferenza di informazione. "Per minimizzare i rischi - ha detto Ragazzi - la scelta del sito è fondamentale. Nel caso di orientamento verso un impianto di termovalorizzazione in Trentino va fatto uno studio comparativo sull'ubicazione dell'impianto, curando che la disponibilità di dati metodologici locali sia adeguata ad avere un input affidabile per una modellazione di dispersione e deposito degli inquinanti emessi in atmosfera".