l’intervista

Guido Franceschi: «Le mie Iti raccontate dall’Ultimo Banco»

Da studente fu direttore del periodico della scuola. Lunedì 16 settembre c’è stato il raduno dei “Ragazzi del ‘64”

L’EVENTO Tutti insieme ogni 10 anni
DE MANINCOR «Che carattere quei prof»
FABIO ROSA «Quell'incontro col preside Viola...»

GIORGIO FIORINI Dall'elettrotecnica al Sait
PASSEROTTI «La grande lezione di vita del professor Crespi»
SCORZA BERLANDA «La nostra fortuna? Gli insegnanti»
TARTER «Noi delle Iti eravamo i grezzi»
FELLER «La mattina a fare i compiti sulle panchine della stazione»

MACONE «Non avevo voglia di studiare. Alle Iti mi si aprì un mondo nuovo»


di Daniele Peretti


TRENTO. Guido Franceschi è stato il direttore del periodico “Ultimo Banco” che raccontava la vita all’interno dell’Istituto Tecnico Industriale: “ E’ stata un’esperienza unica. Parliamo di un giornale regolarmente registrato in Tribunale, autofinanziato con tanto di fotografo ufficiale: Marco Longo che allora era il fotografo dell’edizione trentina del Gazzettino, stampato dalla Tipografia Temi”.

Una gran bella idea, come nasce “Ultimo Banco”?

“Da un corso di interpretazione delle notizie in base alle parole. I relatori erano il giornalista Agostini e Don Passerini responsabile della Comunicazione della Curia. Non era certo un progetto in linea con l’indirizzo della nostra scuola, ma conferma come le Iti di allora fossero una fucina di idee innovative”.

Lei fu anche un animatore del Circolo della scuola.

“Come potrei dimenticare l’esperienza del mitico “Citi” arrivato ad avere anche 1400 iscritti; tra le tante cose che abbiamo organizzato, voglio ricordare il Festival di Musica Leggera al Teatro Sociale con Maurizio Passerotti nelle vesti di presentatore. Tra i tanti giovani cantanti arrivò anche Gigliola Cinquetti che due anni dopo avrebbe vinto il Festival di Sanremo”.

Torniamo alla scuola.

“Per me era comodissima perché abitavo al numero 42 di via Belenzani, scelsi l’indirizzo eletttromeccanico: devo riconoscere che era una scuola molto dura, ma che ci preparò al meglio”.

Un ricordo degli insegnanti?

“Con tutti un rapporto unico: sembrava che avessero capito la nostra volontà di riscatto sociale attraverso lo studio e così entrambi davamo il meglio di noi stessi. Mi ricordo Celestino Margonari insegnante di Italiano che alternava le lezioni alle sedute del Consiglio Provinciale del quale era presidente che allora però si riuniva una volta al mese. Poi Alberto Crespi medaglia d’argento al Valor Militare”.

Si diploma e…

“Come undici miei compagni di classe, fummo assunti dall’Enel che nasceva in quegli anni. Avevo fatto e vinto il concorso durante il servizio militare e così mi congedai il 30 maggio iniziando a lavorare il 3 giugno del 1967. 35 anni di Enel che per me sono stati stupendi”.

Di cosa si occupava?

“Dopo i primi anni, fui nominato responsabile di area, dieci anni anni li ho trascorsi in progettazione e ho realizzato gli allacciamenti elettrici di tutte le più grandi funivie del Trentino: ho avuto più auto remunerazione dal lavoro piuttosto che dallo stipendio in se stesso”.

Un ricordo?

“Ho sempre avuto un’attenzione particolare al magazzino perché essendo coordinatore delle squadre di pronto intervento si doveva avere sempre pronti all’uso i pezzi di ricambio. Quando successe la tragedia di Stava fortunatamente avevo tutto a disposizione e così in due giorni tornò la luce”.

Un ricordo della scuola?

“La sospensione per tre giorni con obbligo di essere accompagnato al rientro da mio padre, perché uscii dall’officina della scuola con le mani nelle tasche della tuta. Incontrai un professore che mi accompagnò in presidenza e fui sospeso”.

(nella foto, “Festa della neve” a Folgaria nel febbraio 1963: da sinistra Maurizio Carlomagno, Guido Franceschi, Maurizio Passerotti e Liduino Moschen)













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