Fiera dei Santi tra merci e trippe 

A Storo ieri si è rinnovata la tradizione del mercato del giorno dei morti



STORO. La situazione meteo non era delle migliori, ma ieri alla Fiera dei Santi a Storo cerano ugualmente una sessantina di bancarelle e un andirivieni di gente. Dal bazar di Marika Grassi sino alla rivendita Poli & Mezzi, via Battisti e piazza Unità d'Italia compresa erano occupate dagli ambulanti. Contrariamente ad altre volte al mercato dei Morti (si chiama anche così) meno ambulanti stranieri ma più trentini e lombardi. A catalizzare l’attenzione di tutti però è stato il tradizionale menu della giornata con abbondanti porzioni di trippa (solo in brodo) servite da Romedio a Cà Rossa e da Luciano al Raolt a mezzogiorno e cena. In epoche diverse a fare trippa erano gli alberghi Centrale, Grill e Agnello: gli ultimi due da tempo hanno chiuso i battenti mentre il Centrale regge ma sotto altra veste e diversa clientela. Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta ad andare per la maggiore erano Miriam Bordiga in Zocchi che di Tullia Gelmini Baratella che a preparare le trippe erano uniche.

«Già giovedì - spiegano Romedio ed Ivo Maccani da Luciano – abbiamo incominciato a bollire trippa e verdure in modo da non farci cogliere impreparati». Alcuni non si sono accontenti di magiare il menu casereccio nei due esercizi, ma altri se ne sono andati con delle ciotole per cenare nelle loro case.

Tra le bancarelle insolite c’era l'angolo di Monica Lombardi di Salò dove, a due passi dal Bar da Gemma al Marenar, si riparavano macchine da cucire di vecchia e nuova generazione, dei marchi Singer e Necchi. (a.p.)













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