L’intervista

Flavio Marchetti, il giovane allevatore dalle Giudicarie: una storia di montagna e passione

Dal post-diploma ottenuto all’alberghiero, alle vacche allevate a Bolbeno, con tanti sogni nel cassetto e un grande rispetto per l’ambiente 


Carlo Bridi


BOLBENO.  Iniziamo questo nuovo anno raccontando la storia di un giovane allevatore delle Giudicarie, di Bolbeno, il piccolo paese alle porte di Tione, dove si trovano fra l’altro le piste da discesa ad un’altitudine più bassa di tutto l’Arco Alpino. E’ la storia di un giovane di 30 anni: un vulcano di idee e sogni non realizzati, ma anche di progetti concreti, nonostante che la sua professione di allevatore venga svolta in montagna con tutti i limiti sia ambientali che ciò comporta.

Parliamo di Flavio Marchetti, un giovane impegnato fortemente anche nel sociale come responsabile a livello di zona del Movimento giovanile di Coldiretti e pertanto membro del direttivo provinciale. Dopo aver conseguito il diploma alla scuola alberghiera di Tione, si è subito impegnato nell’azienda zootecnica di famiglia costituendo con papà una società agricola semplice della quale è il legale rappresentante.

Alla domanda del «Perché la scelta di fare l’allevatore dopo una scuola come quella alberghiera?». ci dice che «E’ prevalso l’orgoglio di vedere i prati ben curati e verdi, che sono una grande ricchezza per la nostra terra, ma anche per tradizione famigliare». Con il premio d’insediamento ha realizzato una struttura con la concimaia tutta sotto terra e sopra un deposito attrezzi.

 

L’organizzazione dell’azienda è quella tipica di un’azienda zootecnica di montagna, con a disposizione ben 33 ettari di prati che – fra i pochi - sfalcia in parte quattro ed in parte tre volte all’anno. In questo modo, precisa Marchetti, «Ho del foraggio di prima qualità». «Anche nel 2024, avendo tagliato molto presto, a maggio il tempo era buono ed abbiamo fatta un’ottima produzione, un po’ meno il secondo taglio perché ha piovuto troppo, ma in complesso noi riusciamo ad essere autosufficienti nell’alimentazione della nostra mandria». Parte del foraggio viene fatta la fasciatura in teli di nailon però quando è quasi secco facendo dei grossi “balloni”.

 

«I prati che tagliamo riusciamo a tagliarli con la barra ed il trattore solo in parte, un’altra parte deve essere tagliata con la falciatrice, in quanto non è possibile una meccanizzazione totale. Una mandria con 30 vacche in lattazione ed altrettante da rimonta. La produzione media capo a lattazione va dai 65 ai 75 quintali».

«Per fortuna, precisa, nascono molto più vitelle che maschi così riusciamo a fare una costante rimonta senza attingere al mercato».

Molte le razze allevate: Grigia Alpina, Rendena (la razza prevalente), Frisona, Pezzata Rossa. Il latte prodotto viene conferito alla Latte Trento, che anche nell’ultimo anno “ha liquidato un prezzo abbastanza soddisfacente, euro 0,60 a kg”. Alla domanda di “quando ha iniziato ad andare in stalla”, una risposta spiazzante: «Fin da bambino sono cresciuto in stalla».

 

 

 

Con il papà Giovanni, ha costituito una società semplice agricola della quale è il legale rappresentante.

Progetti futuri? «Tanti, fin troppi». Il primo è quello di trasformare la stalla da stabulazione fissa a stabulazione libera, progetto già in corso che dovrebbe finire entro pochi mesi. “E’ una corsa contro il tempo ci confida, e facciamo tutto senza nessun aiuto pubblico”, dice lui. «Ho in programma di fare anche delle bonifiche recuperando terreni che erano prati e si sono trasformati in boschi.»

 

Flavio ha ancora tanti sogni nel cassetto all’inizio di questo nuovo anno, ci confida, “ma io sono ottimista e spero che con calma gli possa realizzare”, ci ricorda poi, “Il limite maggiore lo vedo nella burocrazia che pesa anche sulle nostre piccole aziende”.

Qualche volta le vengono dei dubbi sulla scelta di fare l’allevatore in montagna con tutti i limiti e i sacrifici che questo comporta? «Io sono una persona ottimista, oltre che appassionato del mio lavoro», precisa Marchetti, «Ho la fortuna di avere il papà che, pur essendo un pensionato di 74 anni, mi dà una mano molto forte, ma anche mio fratello Nicola, quando c’è bisogno, è pronto a darmi una mano». «Certo, puntualizza, i sacrifici sono molti ma per fortuna ho anche delle soddisfazioni».

 

Ed i suoi rapporti con l’ambiente come sono?

«Di grande rispetto, precisa subito Flavio, e coerentemente con questa convinzione, anche tutte le pratiche agricole che servono per la coltivazione dei prati cerco di farle in modo non inquinante». «Con la concimaia sotto terra, ricorda, ho risolto anche i problemi degli odori del letame».

 

Parlando di biologico, ha specificato invece che, di fatto, i terreni sono coltivati in maniera biologica, ma non è una cosa in cui crede molto. «Credo molto di più nella buona coltivazione dei prati, anche recuperando terreni incolti con delle bonifiche».

Flavio è molto impegnato nel volontariato: è uno dei volontari che battono le piste da sci di Bolbeno durante la notte, tenendole ben curate. E’ inoltre impegnato come vigile del fuoco volontario del paese. Tutti questi impegni di fatto non gli lasciano il tempo per gli hobby, salvo qualche sciata sulle piste di casa.

E gli amici cosa dicono della scelta? «La apprezzano ed anche il mio spirito di mettermi a disposizione degli altri». Unico allevatore del suo paese, per il 2025 è ottimista e intende mettersi a disposizione anche per entrare nel Cda della Latte Trento.













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