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Case green, via libera dell'Eurocamera. Plaude la sinistra, insorge la destra: Ambrosi: «Ambientalismo classista»

Direttiva approvata con 343 voti favorevoli, 216 contrari e 78 astenuti. Numerosi gli emendamenti. I nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028 (foto Ansa)



STRASBURGO. Via libera dell'Eurocamera alla cosiddetta direttiva sulle case green per l'efficienza energetica degli edifici in tutta Europa. La luce verde della Plenaria è arrivata con 343 voti favorevoli, 216 voti contrari e 78 astenuti. Il testo è stato emendato dal Pe in più parti.

Subito si è scatenata la polemica politica. "Esprimiamo piena soddisfazione per l'esito del voto sulla direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia, testo chiave del pacchetto Fit for 55. La Plenaria approva un nostro emendamento dall'importanza davvero cruciale, che vincola la Commissione a presentare una relazione sullo stato dell'avanzamento della direttiva e presentare strumenti aggiuntivi, tra cui sufficienti risorse finanziarie, per facilitare la transizione e attenuare eventuali incidenze socioeconomiche negative”, dichiara Brando Benifei, capodelegazione degli Eurodeputati Pd.

Alza la voce invece il centrodestra: "L'efficientamento energetico degli edifici è un obiettivo condivisibile ma non può essere perseguito sulla pelle dei cittadini". Lo affermano il copresidente del gruppo Ecr Nicola Procaccini, il capodelegazione di FdI-Ecr Carlo Fidanza e l'eurodeputato di FdI- Ecr Pietro Fiocchi componente della commissione Itre del Parlamento europeo. 

Anche Alessia Ambrosi, deputata trentina di Fratelli d'Italia, va all’attacco, parlando di “un ambientalismo classista contro la libertà delle persone”.

"La direttiva sulle Case Green approvata in Parlamento europeo è insoddisfacente per l'Italia. Anche nel Trilogo, come fatto fino a oggi, continueremo a batterci a difesa dell'interesse nazionale", afferma il Ministro dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica Gilberto Pichetto. "Non mettiamo in discussione - spiega il ministro - gli obiettivi ambientali di decarbonizzazione e di riqualificazione del patrimonio edilizio, che restano fondamentali. Manca però in questo testo - osserva Pichetto - una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come 'bene rifugio' delle famiglie italiane".

Il voto sulla direttiva per le case green ha spaccato il Ppe in tre tronconi, tra favorevoli, contrari e astenuti e trova il compatto no della maggioranza al governo italiano. Dai tabulati della votazione risulta infatti che, tra i Popolari, in 51 hanno votato a favore e in 58 invece si sono espressi contro.

Netta la posizione della Lega: "L'Ue guidata da una sinistra sempre più ideologica e distante dalla realtà dà il via libera a un attacco alle case degli italiani. Il Parlamento europeo approva la direttiva casa, un provvedimento sbagliato nel merito e nel metodo, un'europatrimoniale nascosta portata avanti senza minimamente tenere conto delle peculiarità del patrimonio edilizio del nostro Paese, né prendere in considerazione le istanze delle categorie interessate. Nessuna delle modifiche apportate rende il testo più accettabile." Lo dichiarano gli europarlamentari della Lega Marco Campomenosi (capo delegazione), Marco Zanni (presidente gruppo Id), Isabella Tovaglieri (relatrice ombra del provvedimento) e Paolo Borchia (coordinatore Id in commissione Itre). 

Di tenore opposto le dichiarazioni del senatore M5s Stefano Patuanelli: "Gridare all'eco-patrimoniale è un capolavoro "tafazziano". L'ennesimo di questo governo che parla del voto di Strasburgo sulle "case green" come di una mega tassa europea che andrà a colpire tutti i cittadini italiani. Falsità volte a coprire una verità scomoda: la totale assenza di politica industriale di questo governo".

 

Cosa prevede la direttiva.

Secondo la direttiva tutti i nuovi edifici dovranno essere a emissioni zero a partire dal 2028. Per i nuovi edifici occupati, gestiti o di proprietà delle autorità pubbliche la scadenza è fissata al 2026. Tutti i nuovi edifici per cui sarà tecnicamente ed economicamente possibile dovranno inoltre dotarsi di tecnologie solari entro il 2028, mentre per gli edifici residenziali sottoposti a ristrutturazioni importanti la data limite è il 2032. Sempre secondo la posizione del Pe, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe di prestazione energetica E entro il 2030, e D entro il 2033. Per gli edifici non residenziali e quelli pubblici il raggiungimento delle stesse classi dovrà avvenire rispettivamente entro il 2027 (E) e il 2030 (D).

Per prendere in considerazione le differenti situazioni di partenza in cui si trovano i parchi immobiliari nazionali, nella classificazione di efficienza energetica, che va dalla lettera A alla G, la classe G dovrà corrispondere al 15% degli edifici con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro. Gli interventi di miglioramento delle prestazioni energetiche (ad esempio sotto forma di lavori di isolamento o rinnovo dell'impianto di riscaldamento) dovranno essere effettuati - recita la direttiva - al momento dell'ingresso di un nuovo inquilino, oppure al momento della vendita o della ristrutturazione dell'edificio. I Paesi Ue stabiliranno le misure necessarie per raggiungere questi obiettivi nei rispettivi piani nazionali di ristrutturazione.

I deputati sostengono che i piani nazionali di ristrutturazione prevedano regimi di sostegno per facilitare l'accesso alle sovvenzioni e ai finanziamenti. Gli Stati membri dovranno allestire punti di informazione e programmi di ristrutturazione neutri dal punto di vista dei costi. I regimi finanziari dovranno prevedere un premio cospicuo per le cosiddette ristrutturazioni profonde. Tra le deroghe, la nuova normativa non si applica ai monumenti, e i Paesi Ue avranno la facoltà di escludere anche edifici protetti in virtù del loro particolare valore architettonico o storico, edifici tecnici, quelli utilizzati temporaneamente, chiese e luoghi di culto.

Gli Stati membri potranno inoltre estendere le esenzioni anche a edifici dell'edilizia sociale pubblica in cui le ristrutturazioni comporterebbero aumenti degli affitti non compensati da maggiori risparmi sulle bollette energetiche. Agli Stati membri sarà consentito, per una percentuale limitata di edifici, di adeguare i nuovi obiettivi in funzione della fattibilità economica e tecnica delle ristrutturazioni e della disponibilità di manodopera qualificata.













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