«Demolizione Quisisana, referendum» 

Lo propone il sindaco: «Così com’è ha costi enormi». Ma le opposizioni non ci stanno: «Prima un progetto sui grandi volumi»


di Katia Dell’Eva


ARCO. Un referendum che demandi ai cittadini la scelta per l’abbattimento (o il non abbattimento) dell’ex-Quisisana. Lo aveva messo in tavola, un po’ timidamente, lo scorso settembre, il sindaco Alessandro Betta; torna a proporlo, con più convinzione, in questi giorni di progettazione e discussione del bilancio 2019. Eppure, la fiamma della consultazione popolare sembra destinata a spegnersi ancora prima di cominciare ad ardere. Nessuno, nelle opposizioni, si dichiara infatti favorevole – chi per una ragione, chi per l’altra – alla proposta. «Mantenere in piedi l’immobile, al momento, costa all’amministrazione decine di migliaia di euro all’anno, stanziati attraverso interventi spot, solo per evitare cedimenti strutturali e perché lo si possa mantenere in sicurezza» - ha ricordato il primo cittadino martedì sera, in occasione della presentazione del bilancio di previsione ai Comitati di partecipazione. «Così, non possiamo pensare di andare avanti a lungo» - ha aggiunto - «dobbiamo quindi deciderci a trovare una soluzione. Ad oggi, chiaramente, rimane aperta la possibilità della cosiddetta “Città del sole” (una cittadella di lusso in cui gli ospiti possano godere godendo del clima mite n.d.r.), ma se gli interessi in questo senso dovessero decadere, i 7-8 milioni di euro necessari per una riqualificazione totale, il Comune non li avrebbe». Soluzione alternativa, sarebbe quindi, per Betta, «l’abbattimento. Una scelta che però il Consiglio, congiuntamente, dovrebbe decidere di lasciare nelle mani dei cittadini stessi, attraverso un referendum». All’alba della proposta, però, quell’appoggio consigliare che il sindaco desidererebbe, sembra già essere di difficile realizzazione. Contrario alla chiamata alle urne, e in particolare poi alla possibilità della demolizione, il consigliere Mauro Ottobre, che dichiara: «L’architetto Cecchetto, chiamato in aula per illustrare le sue proposte sul tema, disse a suo tempo che “solo gli stupidi possono pensare di abbattere un edificio così”. Io tengo per buone le sue parole. Un edificio asburgico non può essere smantellato, tanto più che delle proposte alternative ci sono eccome, una su tutte quella che ne farebbe una casa d’arte ospitante alcune opere di Sgarbi». E dalle parole di Cecchetto parte anche Andrea Ravagni, che sostiene: «La necessità, prima di pensare ad un referendum, è di avere un piano complessivo sui grandi volumi arcensi». La stessa mancanza di un quadro generale sottolinea, infine, Giovanni Rullo: «Dico “no” a un referendum che non ha alle spalle il benché minimo progetto negli interessi di Arco, ma che sembra, al contrario, fondato sul mero populismo. Chiamare alle urne i cittadini, del resto, dovrebbe voler dire intraprendere prima un percorso informativo, che non trova certo tempo ora, a un anno dalle elezioni comunali».













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