«Il Patt torni nelle piazze ad ascoltare la gente»
ALTO GARDA. «Dobbiamo tornare nelle piazze, nelle aziende, ad ascoltare i bisogni della gente per capire come rispondere alle sollecitazioni che ci vengono dalla popolazione. E per spiegare bene...
ALTO GARDA. «Dobbiamo tornare nelle piazze, nelle aziende, ad ascoltare i bisogni della gente per capire come rispondere alle sollecitazioni che ci vengono dalla popolazione. E per spiegare bene tutto ciò che abbiamo già fatto e che stiamo facendo». È la “ricetta” che propone il consigliere provinciale del Patt Luca Giuliani alla luce dell’esito delle votazioni politiche di domenica scorsa che certo non hanno premiato il suo partito come, del resto, tutta la coalizione. «Nelle scorse politiche - spiega Giuliani - il Patt ha conseguito risultati molto similari ad oggi, nel 2008 il 4,8% e nel 2013 il 4,77%, percentuali che non si discostano da quello che è il risultato del 2018 che è del 4,95%. Siamo pure consapevoli che nelle elezioni del 2013 avevamo un candidato locale che avrebbe dovuto garantire maggiori voti, ma anche quella volta, seppur vincendo in tutti i collegi, non abbiamo ottenuto risultati eclatanti. La sconfitta è riconducibile alla disfatta dei partiti nazionali, in particolare mi riferisco al Pd, che non ha retto le percentuali del 2013. La lista civica dell’onorevole Dellai non era quella di Monti che, all’epoca, si proponeva come futuro premier e sicuramente l’aria di cambiamento ha prevalso. Un voto condizionato dai grandi temi che oggi affliggono l’Italia e che sono rimasti irrisolti grazie a un Europa troppo lenta nel dare risposte, vedi in particolare questione immigrati e sicurezza». «E’ certo però che un’attenta riflessione la dobbiamo fare - prosegue - perché far finta che non sia successo niente sarebbe un errore macroscopico. Abbiamo perso il filo conduttore con la gente, pensando che tutti i progetti che si stanno portando sul territorio siano capiti o più o meno graditi. Non credo che il problema siano state le guardie mediche e i punti nascita, ma il fatto che progetti molto ambiziosi, che si vogliono portare sul territorio, ad esempio il percorso nascite e le aggregazioni funzionali territoriali, sono stati introdotti dopo le chiusure dei due servizi creando disservizi. Tra l’altro le aggregazioni funzionali territoriali non sono ancora partite. La mancanza di dialogo e ascolto è una delle prime cause, abbiamo perso il riferimento con il territorio. Essere presenti nelle piazze, nelle aziende e ascoltare la gente ti fa percepire gli umori, le paure, le loro sensazioni e ti permette di dare risposte dirette e proficue, i social non possono ancora sostituire questo. Ora il Patt deve ripartire con una fase nuova, un cambio di passo che sappia interpretare maggiormente le politiche autonomistiche distinguendosi dagli alleati portando in dote elementi nuovi e importanti per la valorizzazione dell’Autonomia».