«Fedrigoni, tutelare i lavoratori» 

Interrogazione del senatore Fravezzi dopo i rumors sulle cessione ad un fondo finanziario Usa



ALTO GARDA. Potrebbero essere ore decisive per il futuro del Gruppo Fedrigoni e, conseguentemente, per gli stabilimenti trentini, a Varone e Arco. Gli stessi vertici del gruppo veneto, reduce da un bilancio record (oltre un miliardo di fatturato nel 2016 e 63 milioni di utile), nel corso degli incontri con i sindacati negli impianti marchigiani, hanno confermato che la vendita è ormai prossima. La data che circola per la firma è il 22 dicembre, ovvero domani.

In prima fila per l’acquisizione c’è un fondo statunitense, Bain Capital. E proprio l’interesse di un fondo finanziario per il gruppo, unito alle preoccupazioni per le prospettive di riduzione delle commesse per la carta moneta, hanno spinto il senatore Vittorio Fravezzi a presentare un’interrogazione. Fravezzi, infatti, teme che il mancato ingresso di un investitore industriale possa creare in futuro seri problemi sul piano occupazionale.

«Il Gruppo Fedrigoni, società che comprende le cartiere di Arco e Varone e della controllata Arconvert di Arco in Trentino, la cartiera di Verona, le cartiere di Marche e Umbria e la cartiera di Bollate nel milanese, sarebbe in trattative per la cessione dell’intero gruppo al fondo statunitense di private equity Bain Capital - scrive Fravezzi - tale cessione sarebbe l’epilogo di una vendita iniziata ormai già 10 anni fa.

«In tale contesto - prosegue- assume un carattere rilevante la decisione della Bce di spostare metà della produzione di banconote presso una cartiera statale francese e quella contemporanea dell’India di non rifornirsi più all’estero per quanto riguarda la carta destinata alla stampa di banconote. Ad oggi nell’area umbra marchigiana si parla di 150 potenziali esuberi in un'area già martoriata dal terremoto che ha distrutto lo stabilimento di Pioraco».

«Considerato che il potenziale acquirente è un fondo finanziario e non un soggetto industriale - argomenta il senatore di Dro – si ha il ragionevole sospetto che l’operazione sia destinata a privilegiare il rendimento degli impianti con il conseguente ridimensionamento degli stessi che causerebbe una inevitabile riduzione dell’occupazione soprattutto dove è attualmente prevista la produzione di carta per banconote».

«Si chiede se il Ministro in indirizzo sia al corrente di tale trattativa, se ne abbia valutato le possibili ripercussioni sul piano economico produttivo del settore e - conclude Vittorio Fravezzi - su quello occupazionale in particolare».

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