A Villazzano l’ultimo saluto dei colleghi al giornalista Mauro Lando
E’ stato strappato alla vita da un male incurabile all’età di 77 anni. A salutarlo molti fra quelli che hanno condiviso con lui il giornalismo di “vecchia guardia”. Foto: Claudio Libera
TRENTO. La chiesa parrocchiale di Santo Stefano a Villazzano ha accolto questo pomeriggio, martedì 16 aprile, una folla di giornalisti che hanno portato l’ultimo saluto al collega Mauro Lando, strappato alla vita, alla famiglia, alla costante ricerca delle radici della storia da una malattia che non ha lasciato scampo.
Colleghi giornalisti, si diceva, “la vecchia guardia, la vecchia scuola”, quella che ha vissuto gli ultimi cinquant’anni, divisa tra “il dualismo”, tra Alto Adige prima, il Trentino poi e l’Adige, dopo la chiusura del Gazzettino. Poi di Vita Trentina, della Rai, quando ancora le tv private non esistevano. Mancavano in chiesa le nuove leve, quelle che non hanno potuto conoscere l’epoca eroica del giornalismo “di strada”, quello che non aveva telefonini ma viveva sulla ricerca di una cabina telefonica o di un bar che consentiva la “chiamata urbana”, che si basava anche sul “fare il giro di nera” per “dare il buco” al collega ed alla fine della giornata il ritrovarsi in un bar del centro per un saluto prima di tornare a casa. Sperando di non essere svegliati nel cuore della notte, perché la cronaca, sulla quale i giornali un tempo si basavano, non andava mai a dormire. E questo è stato anche Mauro Lando, giornalista, caposervizio, poi responsabile delle “valli”, cui non sfuggivano mai le carte del palazzo, qualunque esso fosse, che come ha ricordato Andrea Selva, carte che erano la fonte vera delle notizie, non le chiacchiere del politico di turno.
E poi come ha detto la collega Milena Di Camillo, la pedante ma obbligatoria ricerca della verifica della notizia, fatta con caparbietà, per poi lasciarsi andare alla simpatia piena di battute, frasi diventate modi di dire. Il ricordo più intimo l’ha portato con molta delicatezza il fratello di Maurio, Fabio, l’ingegnere, mentre l’altro fratello, Marco, il poeta, non se l’è sentita di salire a Trento dalla sua Rovereto. Tanti, stretti attorno a Gabriella, la moglie piegata dal dolore della separazione dopo mezzo secolo vissuto assieme al suo Mauro, le nipoti che tanto gli hanno voluto bene ed il sole con il vento che alla fine ha disperso verso la montagna ad est di Trento il suono delle strofe cantate dal coro parrocchiale. Mentre i colleghi giornalisti, quelli in pensione, smessi i panni di chi deve tornare di corsa in redazione, si sono trattenuti ancora un po’ a ricordare quei tempi che purtroppo non torneranno più.