Ambiente

Nuovo collegamento per il Bondone, ma si pensa già al bacino artificiale: «Come in tutto il Trentino»

Fulvio Rigotti parla della funivia, e del futuro: per lo sci serve l’acqua: «Non si tratta più di dire qual è il posto migliore per la produzione, ma di capire dove può dare meno fastidio agli ambientalisti»

 

TRENTO. Il collegamento con il Monte Bondone "è un'infrastruttura che non servirà solo per l'inverno, ma per tutto l'anno. Darà un forte servizio alla città, ma anche allo sviluppo della montagna". Lo ha detto, in conferenza stampa, il presidente della società Trento Funivie, Fulvio Rigotti, intervenendo in merito all'avvio dei lavori per il piano di fattibilità dell'opera di collegamento tra il capoluogo trentino e il Monte Bondone.

"Si tratta di un investimento strategico per il quale ci sono dei grandi passi in avanti. Ora alla montagna manca un nuovo bacino, un tema imprescindibile per mantenere lo sci e le attività invernali in Bondone, oppure vogliamo fare sparire tutto. L'anno scorso diamo stati particolarmente in crisi, con il 50% delle piste aperte. Questa è una mancanza che non possiamo portare a lungo nel tempo, anche perché non ci attendiamo che le cose migliorino dal punto di vista del meteo. È opportuno immediatamente prendere iniziative che diano garanzie di neve", ha detto Rigotti.

Sul fronte di un possibile bacino per l'innevamento artificiale, Rigotti ha precisato come la società abbia già avanzato "diverse proposte". "Non si tratta più di dire qual è il posto migliore per la produzione, ma di capire dove può dare meno fastidio agli ambientalisti che vedono questa struttura come deturpante per il paesaggio", ha concluso, rilevando come "in tutto il Trentino si stanno facendo bacini di stoccaggio di acqua in quota".

In Trentino, infatti, i bacini per l’innevamento artificiale sono ormai 28, ed altri stanno per entrare in funzione a breve. Ce ne sono infatti cinque in fase di autorizzazione, dei quali due già autorizzati e uno per cui il via libera arriverà a breve.

In arrivo il nuovo bacino della Paganella da 60.000 metri cubi, quello del Cermis da 60.000 metri cubi d’acqua e uno a Pampeago, mentre è ancora in fase di progettazione di massima quello del Buffaure in Val San Nicolò. Mentre Folgaria preme per raddoppiare quello esistente a passo Coe.