Caso Crippa, è bufera sui social La Battocletti: «Non mi alleno» 

I runner e l’emergenza Coronavirus. Il popolo del web contesta il diritto del primatista italiano dei 10 mila metri di allenarsi all’aperto. I podisti ne prendono le difese ma la collega nonesa rompe il fronte: «Faccio 10 giorni di pausa»


Paolo Trentini


Trento. Allenarsi a casa o all'aperto? Allenarsi a casa a ritmo ridotto con pochi benefici o fermarsi del tutto? Dubbi che alimentano gli sportivi in questi giorni non facili. La notizia di Yeman Crippa, che una decina di giorni fa è stato fermato mentre si allenava (da solo) per mostrare il proprio certificato alle forze dell’ordine ha fatto il giro dei social. Dividendo il popolo del web. Complice una decontestualizzazione, l’eccessiva semplificazione del web e il clima da caccia alle streghe che si è scatenato in questi ultimi giorni proprio contro i podisti di ogni rango e capacità, ne è nato un putiferio a colpi di post e repliche.

Yeman Crippa e i Dpcm

Per mettere le cose in chiaro Crippa non ha fatto nulla di sbagliato. Fino a due giorni fa i decreti governativi emanati per contrastare il diffondersi del Coronavirus consentivano agli atleti professionisti, di interesse nazionale e che stanno preparando le Olimpiadi, di allenarsi regolarmente purché non in gruppo o in strutture a porte chiuse. Il poliziotto giudicariese rientra esattamente in tutte queste categorie, quindi aveva tutto il diritto di allenarsi in solitaria e mantenendo le distanze di sicurezza, visto che in Trentino tutti gli impianti sono chiusi. Di più. Che ci fosse la possibilità di essere controllato da parte delle forze dell’ordine Yeman lo sapeva benissimo e infatti non se ne è lamentato, anzi, si è subito munito di documento per potersi allenare e quando gli è stato chiesto lo ha esibito. Tutto qua.

La caccia alle streghe

Il pubblico che popola i social, però, non è famoso per riflettere a mente fredda e sulle pagine dedicate alla regina degli sport si è scatenata la sfida all’ultimo post, all’ultima argomentazione. In un angolo gli odiatori e i moralizzatori di turno hanno alzato i guantoni, digrignato i denti e lo hanno invitato, anche con linguaggio colorito, a starsene a casa e a rispettare le regole che nemmeno loro hanno dimostrato di conoscere troppo a fondo. Addirittura c’è chi lo ha esortato a salire su una volante e fare il suo dovere di poliziotto. Nell’altro angolo i runner hanno invece preso le difese di Crippa facendo leva sul fatto che correre sia il suo lavoro, che gli impianti di Trento sono chiusi e che ha tutto il diritto di allenarsi non essendo un podista della domenica. Posizioni divergenti su una piattaforma che non aiuta certo a conciliare e a raffreddare gli animi.

La Bertone difende Yeman

Se è vero che diversi sportivi professionisti si sono fermati o si allenano da casa, è pur vero che non tutti possono preparare i Giochi stando in casa. Il sempre più probabile rinvio delle Olimpiadi potrebbe mettere tutti d’accordo, ma per ciclisti e atleti delle lunghe distanze la continuità negli allenamenti è fondamentale. Vincenzo Nibali ha spiegato in diretta che, pur diminuendo le uscite, due ore al giorno le passa in mountain bike con tutte le precauzioni del caso; a difendere Yeman ci ha pensato la collega maratoneta Catherine Bertone, che proprio dalla maratonina di Trento lo scorso ottobre ha iniziato l’avvicinamento alle Olimpiadi. «Io non faccio del male a nessuno se vado a correre – ha spiegato – corro sempre da sola, per allenarmi verso un obiettivo importante. Con l’ultimo decreto sono 3 giorni che non mi alleno, ma sono molto perplessa come faccio a prepararmi? Io rispetto le indicazioni, ma tutto questo rancore contro chi corre mi sembra una caccia alle streghe come succedeva nel Medioevo».

Quelli che stanno a casa

Qualcuno, però, ha deciso di fermarsi. Aprendo un fronte opposto. Matteo Trentin lo ha raccontato sulle nostre pagine: il suo stop potrebbe pregiudicargli il resto della stagione. La collega di Crippa, Nadia Battocletti, ha raccontato in un video girato nella palestra dove si allena (e trasmesso dalla Rai) che, pur avendo la possibilità di potersi allenare all’aperto, ha deciso di fermarsi 10 giorni per preservare la salute sua e di chi gli sta attorno. Per lei partecipare alle Olimpiadi al momento è impresa molto difficile, ma rinunciare ad allenarsi è appena meno doloroso. Più facile attendere che si calmino le acque, sprando che l’ondata di odio nei confronti dei runner si spenga con la stessa velocità con cui si è accesa. Ha sdrammatizzato il papà di Nadia, Giuliano che, su una pagina dedicata all’atletica, suggerisce di andare a correre in luoghi isolati e in un orario dove c'è meno gente “di guardia” alle finestre.

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