Saro-Wiwa ha sconfitto l'impunità
La Shell viene portata in tribunale per complicità nell’assassinio di Ken da un centro per i diritti umani di New York. Al processo, nel giugno 2019, patteggia per 15,5 milioni di dollari. Non per ammissione, ma per pacificazione, dice. Ma Ken Saro-Wiwa ha vinto. Ha battuto l'impunità delle multinazionali.
"Non è il tetto che sgocciola / né le zanzare che ronzano / nella cella sordida, umida / non è la serratura che scatta quando il secondino ti rinchiude / non è la razione miserabile / indegna di bestia o uomo / nemmeno il vuoto del giorno / che affonda nel nulla della notte / non è / non è / non è”.
No, la vera prigione, scrive Ken Saro-Wiwa, non è questa che rinchiude me. “È la bugia martellataci / nelle orecchie da generazioni / è la furia omicida dell’agente / che esegue duri ordini devastanti / in cambio di un pasto schifoso al giorno / il magistrato che registra agli atti / una condanna che sa immeritata / il decadimento morale / l’inettitudine mentale / la carne dei dittatori / codardia vestita da obbedienza / in agguato nelle nostre anime denigrate / è la paura che inzuppa i calzoni / che non osiamo lavare / è questo / è questo / è questo / caro amico, che trasforma il nostro mondo libero / in una prigione”.
Le vere prigioni sono là fuori e dentro di noi. È il 1993, Ken Saro-Wiwa, romanziere, poeta, produttore televisivo, attivista nigeriano è in carcere. Ha 52 anni, moglie e 5 figli, e guida un movimento nonviolento che si batte per i diritti della minoranza Ogoni (500 mila persone) aggredita nel suo territorio, come avviene nel resto del delta del Niger, dalle multinazionali del petrolio che con i potentati locali e nazionali distruggono l’ambiente naturale di cui vivono gli abitanti. Ken denuncia lo scandalo della Nigeria, simbolo dell’Africa depredata dalle multinazionali. Il Paese, che ha un’altissima emigrazione, ha il più alto Pil dell’Africa, ma anche il più alto numero di poveri al mondo: su 190 milioni di abitanti, 87 milioni vivono con 1,25 dollari al giorno.
Uscito dal carcere continua la battaglia. La Shell è uno dei suoi bersagli. Ma nel 1995 la dittatura lo elimina con un processo farsa e l’impiccagione. Inutili le proteste internazionali. In tribunale dice: “Provo sgomento per la vergognosa povertà del mio popolo, che vive su una terra generosa di risorse, provo rabbia per la devastazione di questa terra…”. E poi: “Né la prigione né la morte potranno impedire la nostra vittoria futura. Il Signore accolga la mia anima, ma la lotta continua”. La Shell viene portata in tribunale per complicità nell’assassinio da un centro per i diritti umani di New York. Al processo, nel giugno 2019, patteggia per 15,5 milioni di dollari. Non per ammissione, ma per pacificazione, dice. Ma Ken Saro-Wiwa ha vinto. L’impunità delle multinazionali è finita.