TESTIMONI / 3

"Restiamo umani" disse Vittorio Arrigoni

Andò "dove c'era sempre qualcosa per cui valeva la pena sudare sangue". Lottò per la fraternità e la giustizia e per la pace. E fu sequestrato e ucciso da un gruppo di fondamentalisti islamici.


Vincenzo Passerini

Vittorio Arrigoni aveva 11 anni quando scrisse in un tema scolastico: “Noi dobbiamo seguire la via dell’amore, la via più giusta che ci spinge a morire per la salvezza degli altri”.  Non si possono scrivere le parole di questo ragazzino senza un nodo alla gola in queste ore in cui le persone rischiano la vita e muoiono nelle nostre città e nei nostri paesi per salvare la vita degli altri. 

I bambini hanno meno pensieri infantili di quanto crediamo. Si pongono grandi domande, si danno grandi risposte. O le cercano, dentro il loro universo spesso impenetrabile. Vittorio, nato e cresciuto nel 1975 a Bulciago, piccolo paese della Brianza, ebbe in dono dai genitori quel tarlo dell’amore per gli altri. Per gli oppressi. Per i deboli e le vittime. E lui visse la sua utopia di fraternità e giustizia con una dedizione assoluta. E non si dette pace finché non la realizzò nel volontariato internazionale. Andando ad aiutare chi era nel bisogno. Nella ex Jugoslavia uscita dalla guerra civile, in Perù con l’operazione “Mato Grosso”, nell’Est Europa a costruire opere per orfani, disabili, senza dimora. In Africa: Togo, Ghana, Tanzania. Andò, scrisse, “dove c’era sempre qualcosa per cui valeva la pena sudare sangue”. Aveva trovato un senso alla sua vita.

È del 2002 il primo viaggio in Palestina, a Gaza, coi movimenti pacifisti che si proponevano di svolgere azione di interposizione nonviolenta tra esercito israeliano e palestinesi. Le sofferenze e l’oppressione subite dal popolo palestinese lo angosciano. Ma non condivide l’estremismo di Hamas. Decide di impegnarsi su due fronti: diritti umani e informazione. Dà vita, nel 2004, al blog Guerrilla Radio per lottare contro la disinformazione.

Racconta con precisione e umanità quello che vede. Inventa lo slogan “Restiamo umani” con cui chiude i suoi servizi. Il blog è seguitissimo. E lui subisce aggressioni ed espulsioni. Ma torna sempre. Nel dicembre 2008 Israele scatena l’operazione “Piombo fuso” contro Hamas a Gaza. Una strage: 1400 morti. Soprattutto civili, tra i quali 253 bambini. Vittorio è l’unico giornalista internazionale presente. Fa anche il volontario sulle ambulanze che soccorrono i feriti. Vede i corpi degli uccisi e le devastazioni. Racconta la verità di tanto strazio in memorabili reportage pubblicati dal “Manifesto”. “Immaginatevi se non ci fosse stato nessuno a raccontarlo questo massacro”, dirà. Tra il 14 e il 15 aprile 2011 un gruppo di salafiti, fondamentalisti islamici, lo sequestra e lo uccide. “Noi dobbiamo seguire la via dell’amore, la via più giusta”.