Il presidente del Cai: «Basta impianti. E basta rifugi hotel»
Secondo Antonio Montani va fermata la «sostituzione edilizia» in quota. E gli impianti «non vanno demonizzati, ma non ne vanno costruiti di nuovi»
PASSO SELLA. Non c’era, ieri, ai piedi del Sassolungo, la presidente della Sat Facchini (al suo posto la vicepresidente). Ma c’era il presidente nazionale del Cai, Antonio Montani. «Nessuno di noi è contro gli impianti a priori, tanto è vero che siamo saliti qui oggi usando gli impianti. Ma è ora di dire stop alla proliferazione incontrollata».
Per il presidente «la prima cosa da fare è prendere consapevolezza, con una seria analisi di quello che ha portato al problema. Da quello che ho letto sui giornali in questi giorni, ho capito che certa politica non ha questa consapevolezza, e questo è molto grave. Già oggi, appena rientrato in sede, manderò al ministro delle Infrastrutture Salvini l’invito al nostro 101° congresso, che si terrà a novembre a Roma, dal titolo “La montagna nel cambiamento climatico”. Perché i giovani vanno educati al valore della montagna, e Salvini è giovane».
Poi «dovrei parlare soprattutto di rifugi e di sovraffollamento: il Cai, tra tutti i club alpini, è il più grande in quanto a proprietà di rifugi. Ma oggi è giunto il momento di porsi delle domande in maniera seria: stiamo vedendo proprio qui in queste province “fortunate” dal punto di vista economico, delle azioni di sostituzione edilizia che lasciano perplessi. Le strutture che una volta erano i rifugi, ed oggi non si possono più definire tali, rincorrono quelle che sono le esigenze del turismo di massa» ha detto il presidente.
«Noi come Cai crediamo che questa tendenza debba essere invertita. E che si debba fermare questo approccio alle strutture. Anche ai sentieri». E gli impianti? «Non li demonizziamo, ma vanno limitati. Non ne vanno costruiti di nuovi: come si vede in questa bellissima zona, ce n’è più che a sufficienza. Quindi manutenzione. Il Piano del Ministero del Turismo prevede interventi di manutenzione o di demolizione. Io - ha detto Montani - sarò contento se alla fine, con questo Piano, vedrò almeno un impianto, uno solo, dismesso e bonificato. Perché purtroppo quel che succede è che si dismette, ma restano funi, piloni e tralicci».
G. Z.