Addio a Giuseppe Romano, il poliziotto ferito nella rapina alla Bnl di Trento nel 1977
Si è spenta a 83 una delle persone che vissero sulla propria pelle gli attimi di terrore del più sanguinoso episodio criminale nella storia locale: in pieno giorno, in via San Pietro rimasero uccisi il maresciallo di polizia Francesco Massarelli e due malviventi, mentre il cassiere della banca, Piergiorgio Aloisi, fu preso in ostaggio e ferito
IL RICORDO La sanguinosa rapina in centro a Trento, i morti sulla strada
TRENTO - Si è spento Giuseppe Romano, uno dei poliziotti che intervennero per affrontare i malviventi nel tragico episodio della rapina alla Bnl, a Trento, il 27 settembre 1977. Il fuoco incrociato della sparatoria, in pieno centro storico, nel primo pomeriggio, provocò tre vittime: un maresciallo della polizia e due dei quattro rapinatori.
In quei momenti drammatici, Giuseppe Romano, rimase gravemente ferito dai rapinatori. L'assistente capo di polizia, medaglia d'argento al valor militare, è morto a 83 anni nella sua abitazione di Rovereto, dove viveva con la moglie. I funerali si terranno giovedì 30 gennaio, alle 14.30, nella parrocchiale di Borgo Sacco. Il santo rosario sarà recitato mezz'ora prima del rito funebre.
Nel settembre 2023 Trento aveva dato invece l'ultimo abbraccio a un altro testimone di questa pagina tragica della cronaca locale: Piergiorgio Aloisi, classe 1937, il cassiere della Banca nazionale del lavoro, preso in ostaggio su un'auto in fuga e ferito. Quel giorno fu ucciso dai malviventi il maresciallo di polizia Francesco Massarelli, oggi ricordato con una targa in via San Pietro, nel cuore del centro storico di Trento, che 46 anni fa diventò il teatro del più pesante episodio criminale avvenuto nel capoluogo. Nella sparatoria rimasero uccisi anche due dei quattro rapinatori, mentre un angolo molto frequentato della città piombava nel terrore, una scena da film, ma purtroppo era tutto vero.
Sembrava un tranquillo martedì di inizio autunno in città, quando la quiete fu scossa dalla rapina: i malviventi entrano nella filiale subito dopo la pausa pranzo assieme ai dipendenti della banca. Poi la banda scatena l’inferno. E fuori, tre morti in strada: un maresciallo della polizia ucciso dai rapinatori, e due dei quattro rapinatori freddati mentre stavano cercando di fuggire. Quattro giovani criminali pronti a tutto, rapinatori già esperti che solo pochi giorni prima avevano messo a segno un colpo in banca a Bolzano. Ma via San Pietro a Trento è tutta un’altra cosa: quella banca, la Banca nazionale del lavoro, è situata in una zona da cui fuggire è quasi impossibile. Sono le 14.55, quando i dipendenti della Bnl stanno rientrando in ufficio dalla pausa pranzo: è in quel momento che i malviventi entrano in azione.
Dopo la tragedia, Gianni Zotta, noto fotoreporter trentino, fu il primo fotografo ad arrivare sul posto. «La mia prima immagine - ha raccontato Zotta, ripercorrendo con la mente quei momenti - ha ripreso l’Aloisi che urlava di essere un ostaggio e non un rapinatore. In piazza Raffaello Sanzio la Golf aveva a bordo un rapinatore già morto, mentre un secondo era ferito gravemente e lo stavano soccorrendo perché non si soffocasse a causa della lingua rovesciata: fu tutto inutile perché poco dopo morì anche lui.
Gli altri due rapinatori, invece, erano già riusciti a fuggire rubando una macchina tra quelle ferme all’incrocio. Ero stato il primo a scattare delle fotografie della rapina. Gli inquirenti mi hanno quindi chiamato per avere le immagini e dare così un’identità ai rapinatori che ancora non si sapeva chi fossero. Mi ricordo bene lo sgomento della gente, erano tutti increduli che un fatto di sangue di quella gravità potesse essere accaduto a Trento».
[in alto, una delle foto storiche di Gianni Zotta]