Zorro sogna l’addio con la 50 dei Mondiali «So ancora lottare»

Sci nordico. Miglior azzurro alla Sgambeda, il campione olimpico e mondiale sabato ha vinto la Comelgo Loppet


di Luca Franchini


TRENTO. Correva l'anno 1997 quando un giovane Cristian Zorzi chiuse fantastico ottavo nella mitica 50 km di Holmenkollen, allora vinta da Pietro Piller Cottrer sui padroni di casa Hetland e Daehlie. Fu il primo piazzamento di prestigio del campione fassano, poi capace in carriera di conquistare l'oro olimpico nella staffetta di Torino 2006 e quello iridato della team sprint di Sapporo, ricordando anche le 11 vittorie e i 29 podi in Coppa del Mondo e l'argento (staffetta) e il bronzo (sprint) ai Giochi di Salt Lake City.

Ebbene, il 40enne finanziere di Moena sogna di chiudere la carriera come l'aveva iniziata, ovvero con la 50 km iridata della Val di Fiemme, una sorta di passerella in campo come quella che viene concessa ai grandi campioni. Non si tratterebbe, però, di semplice premio alla carriera, perché anche nella prima parte della stagione in corso “Zorro” ha dimostrato di essere ancora competitivo, miglior azzurro alla Sgambeda (settimo, in scia a sua maestà Northug), poi argento ai tricolori team sprint di Fiera di Primiero e, non più tardi di sabato scorso, vincitore della Comlego Loppet.

«Essere convocato per la 50 km (che in questa edizione del Mondiale sarà in tecnica classica, ndr) sarebbe il più insperato regalo della mia carriera – dice Cristian Zorzi – Ovviamente non dimentico l'oro olimpico in staffetta di Torino e quello della team sprint di Sapporo, ma pensare di dare l'addio ai prossimi Mondiali di Fiemme, correndo la 50 km finale, sarebbe il massimo. Sarei felice di poter onorare con un gesto di generosità agonistica tutti coloro che hanno creduto in me in 25 anni di carriera, a partire dalla mia famiglia, i comandanti del Gs Fiamme Gialle colonnello Vincenzo Parrinello e del gruppo sciatori maggiore Battella, Giuseppe Chenetti e Giorgio Vanzetta, che agonisticamente mi ha fatto da padre. Poi gli skiman Stefano Vuerich e Luca Dincao, a cui va il 50 per cento dei miei risultati».

Ma perché proprio la 50 km? «Perché è la gara dei campioni e poi penso di non togliere alcuna opportunità ad altri azzurri – continua il finanziere di Moena – Ho provato sulla mia pelle l'esperienza di venir escluso dai quartetti della Nazionale. Non è bello. Ma nella 50 km penso di poter gareggiare senza penalizzare nessuno. Una eventuale team sprint? Mi piacerebbe, penso che potrei anche riuscire a correrla, ma c'è una coppia come quella composta da Noeckler e Pellegrino che è molto forte. Anzi, penso rappresenti la gara in cui l'Italia ha maggiori chance di medaglia».

A regalare certezze a “Zorro” in chiave iridata è in primis l'ancora ottimo stato di forma. «Non ho mai avuto dubbi sulle mie qualità –– continua il fassano – Sono un polivalente, che è riuscito ad adattarsi sia alle distanze che alle prove veloci, un po' come i Cologna e i Northug di oggi. Potrei correre ancora due anni ad altissimo livello. Il fatto è che se è vero che una volta, condizione o non condizione, partivo sempre da favorito, ora invece devo sperare di essere al top e che gli altri sbaglino qualcosa per fare il grande risultato. Mi spiego: se una volta ero un ghepardo, che la preda se la guadagnava perché aveva la forza di rincorrerla, ora invece devo giocare d'attesa, aspettare che mi si avvicini e sfruttare la mia esperienza per farla mia. Un po' come ha fatto Di Centa al Tour de Ski».

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