Pietrangeli lancia il torneo di Ortisei «Da qui si va a Roma»
Tennis. Il grande campione azzurro a Bolzano per presentare le pre-qualificazioni agli Internazionali d'Italia
BOLZANO. «Il campione non lo fabbrica nessuno, non lo fabbrica la federazione, non lo fabbrica la politica, non si fabbrica con i soldi, ma è solo questione di fortuna». Parole sagge quelle di Nicola Pietrangeli, leggenda vivente non solo del tennis ma dello sport. Il più grande tennista italiano di tutti i tempi, ieri era a Bolzano per la presentazione del torneo di pre-qualificazione agli Internazionali d’Italia di Roma che si terrà a partire da martedì prossimo a Ortisei. Noi lo abbiamo incontrato.
«Il torneo di Roma è straordinario. Se non ci sono Olimpiadi o mondiali di calcio, è la manifestazione dell’anno in Italia. Diciamo che se i mussulmani devono andare almeno una volta nella vita a La Mecca, gli appassionati di tennis devono andare almeno una volta nella vita a Roma», ha detto Pietrangeli lanciando con questo slogan l’evento che si svolgerà al Foro Italico dal 2 al 15 maggio. «Spero Federer cambi idea e venga a Roma perché è il miglior torneo dopo i quattro del Grande Slam», ha aggiunto il grande interprete della racchetta, oggi 82enne e ambasciatore del tennis nel mondo.
A Nicola Pietrangeli è stato intitolato l’ormai ex Stadio della Pallacorda sotto Monte Mario. «A Roma si dice, prima mori e poi ti intitoliamo qualcosa», ha scherzato Pietrangeli nato l’11 settembre del 1933 a Tunisi, al tempo colonia francese, dove il padre Giulio conobbe e sposò la profuga franco-russa Anna De Yourgaince. Pietrangeli, con una parentesi anche da attore di film, nella carriera sportiva ha scalato le graduatorie mondiali fino a diventare il numero 3 al mondo nel singolo (‘59), è stato il capitano dell’Italia vincitrice della Coppa Davis (‘76) e alle Olimpiadi di Città del Messico nel ‘68 ha vinto il bronzo nel torneo dimostrativo.
A Ortisei lei nel 1965 a centrato la sua 32esima vittoria delle 41 totali, cosa ricorda di quei giorni?
Sono stati giorni bellissimi nella natura, mi ricordo che andavo a piedi in palestra perché era in fondo alla discesa vicina all’albergo.
Se le dico Roland Garros di Parigi lei cosa mi risponde?
Parigi è sempre Parigi. Due vittorie individuali (‘59 e ‘60) ma anche un doppio vinto (nel ‘59 assieme a Orlando Sirola) e non dimentichiamoci le due finali perse. In quegli anni c’era solamente una diaria, se restavo meno giorni avrei guadagnato di più, invece sono rimasto fino alla fine.
Qual è il suo più grande rammarico?
Non aver mai vinto in doppio a Roma. Eppure di finali ne ho fatte otto.
Com’era il suo tennis rispetto a quello di oggi?
Bella domanda. Mi ricorderò sempre il Nicola Pietrangeli semifinalista di Wimbledon che ricevette una medaglia con inciso il suo nome e forse un voucher per acquistare due pullover. Adesso il semifinalista allo stesso torneo del Grand Slam riceve 750.000 euro. La vittoria valeva 150 dollari, oggi due milioni e mezzo.
Che italiano lancia per le Olimpiadi di Rio?
Fognini, lui è il migliore, gli altri sono buoni giocatori.
E al femminile?
Il tennis italiano negli ultimi anni ha vissuto grazie alle ragazze. Errani, Vinci, Pennetta adesso anche la Giorgi gioca bene.
Pennetta ai Giochi?
Chi lo sa. Se si decidesse. Sicuramente il doppio Vinci-Pennetta sarebbe da medaglia.
L’Italia avrà ancora un Nicola Pietrangeli?
Basta che nasca in Tunisia e da madre russa. Non è questione di soldi, non sono le federazioni a fabbricare un campione ma se un maestro nella sua società ha un ragazzino bravo è questione di fortuna.